Roma, 7 ott. (askanews) - "È difficile cambiare il mondo ma si può lavorare su sé stessi" dice Richard Gere, parlando della sua filosofia di vita e del documentario "Dalai Lama - La saggezza della felicità" (Wisdom of Happiness), nei cinema italiani il 6, 7 e 8 ottobre (con Wanted), di cui è produttore esecutivo con Oren Moverman (regia di Barbara Miller e Philip Delaquis).
Un film realizzato per il novantesimo compleanno del leader spirituale, e portato in diversi festival, in cui il Dalai Lama, come un amico, condivide la sua saggezza e la sua ricetta per la felicità, mescolando le antiche tradizioni del buddhismo tibetano, la sua storia e riflessioni sul mondo di oggi. Un invito a tornare alla radici, alla pace, alla contemplazione della natura che stiamo distruggendo, all'amore per sé stessi e per gli altri come dice Gere, da anni buddista.
"La via è il buddismo - spiega - quando si incontra qualcuno come il Dalai Lama, qualcuno che ha lavorato così tanto su sé stesso nel corso di molte vite ed è così semplice in quello che dice, capisci che è una possibilità che tutti noi potremmo vivere. E se avessimo una comunità di persone che si impegnano, con questo tipo di mente e cuore, allora come cambierebbe il mondo intero!".
Richard Gere, da anni attivista impegnato nella causa tibetana invita ad agire davanti a quanto sta accadendo nel mondo: "Dobbiamo assumerci la responsabilità. Li abbiamo eletti noi certi leader - afferma - gli ungheresi hanno eletto Orban. Abbiamo commesso l'enorme errore di eleggere questo uomo molto strano, molto bizzarro che è Trump in America. Quindi penso che sia un invito a rimanere coinvolti, a sapere bene chi sono i leader che scegliamo".
"Siamo tutti fratelli e sorelle - aggiunge, pensando alle guerre - abbiamo cibo a sufficienza per sfamare tutti su questo Pianeta, possiamo garantire assistenza sanitaria e istruzione a tutti, ma siamo diventati così egocentrici e così presi da noi stessi che l'estremo di questo atteggiamento è l'incredibile avidità che vediamo oggi nei multimiliardari, mentre proprio accanto a loro vivono persone povere".
Nel film si parla dell'uomo di oggi che si sente sempre più solo e fragile. "È così - dice l'attore 76enne - ma le persone devono parlare dal profondo del loro cuore e della loro mente. Tutti hanno paura, tutti sono insicuri e hanno dei problemi e questo è un dato di fatto della condizione umana, ma possiamo anche accedere al lato migliore di noi, che è inclusivo e vede che siamo interconnessi, tutti. Non c'è nessuno escluso dal sentimento di compassione e amore del Dalai Lama, dovremmo creare una società di questo tipo".
E sulla sua ricetta per la felicità, non ha dubbi: "La pazienza, è davvero importante. Semplice pazienza, ma con un cuore aperto, per ascoltare, non per saltare a conclusioni affrettate. Io ho una tecnica semplice che significa molto per me e la condivido: ogni volta che entri in una stanza non importa se c'è una persona, cento, mille, se ci sono animali o altre cose, coinvolgi tutti quelli che sono nella stanza e silenziosamente, dal tuo cuore, digli: 'Ti auguro felicità'. Questo ha un effetto enorme su di te, ma anche sull'atmosfera di tutta la stanza".