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Germania in stagnazione. Dal tesoretto non usato ai tassi bassi, perché Angela Merkel può inguaiare l'Europa

Giulio Bucchi
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La legge del rigore rischia di fare danni anche in Germania. La locomotiva d'Europa, l'economia trainante di tutta l'Unione europea, l'unica uscita indenne e anzi rafforzata dalla tremenda crisi di questi ultimi anni, sta frenando: la parola stagnazione non è più previsione ma realtà. Secondo le stime della Bundesbank, lo stallo della manifattura e dell'edilizia porterà è legata ai "fattori geopolitici" e alle tensioni tra Russia e Ucraina, due mercati energetici fondamentali per l'industria tedesca. Soffre l'Italia - Il riflesso sul resto d'Europa è pesante: in Italia, per esempio, gli ordinativi rispetto ad aprile è del 2,1% e la frenata è legata non tanto al mercato interno (-0,2%) quanto a quello estero (-4,5%) che da sempre tiene in piedi la nostra economia. La situazione è chiara: le industrie italiane ricevano meno commesse dai mercati stranieri. Il motivo è che tutta l'Europa sta vivendo con il freno a mano tirato. E il guaio è che lo sta facendo anche la Germania. Nel 2015 il Pil dovrebbe crescere dell'1,7% (contro l'1,9 del 2014), mentre la produzione industriale da febbraio è in calo drastico con una progressione che lascia pochi dubbi: dal +3,7% del secondo mese dell'anno al +1,8% di marzo, +1,3% di aprile e +1,7% di maggio. In Francia, poi, va pure peggio: dal +0,5% di dicembre 2013 al catastrofico -4,2% di maggio.  Il tesoretto che la Merkel non usa - Rigore fatale, si diceva. La beffa, infatti, è che la Germania avrebbe le risorse per rimettere in moto i propri mercati. Se dall'estero arrivano meno ordini, perché paesi come Italia, Francia, Spagna e Portogallo hanno consumi fermi, servirebbe una mano "interna", dallo Stato. Che però è vincolato dal pareggio di bilancio in Costituzione. Al momento, avverte la Bundesbank, sarebbero 13 i miliardi da poter immettere sul mercato sotto forma di spesa pubblica senza violare il pareggio. E poi c'è il tesoretto regalato da un rapporto deficit-Pil dello 0,1%, che equivale 75 miliardi di euro. Ma l'inflessibile Angela Merkel, per ora, non è decisa a intervenire in questo senso. Il problema dei tassi bassi - L'altro tema forte che incombe sulla crisi della crescita europa è, poi, la riduzione dei tassi di interesse. Se la Bce decidesse di praticarla sul lungo periodo, la Germania si ritroverebbe ancora di più nei guai in quanto paese creditore, e non debitore. Molti tedeschi, infatti, investono in fondi complementari con i titoli di Stato esteri come forma di pensione integrativa. Il problema è che il rendimento di quei fondi è sceso dal 3 all'1%, una miseria. E se gli investitori tedeschi sono meno ricchi, il mercato interno cresce di meno. E se il mercato interno cresce meno, rallentano di botto anche le importazioni. E se le importazioni tedesche calano, a soffrire di più sono i paesi che esportano. Come l'Italia, appunto.

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