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I politici fanno di tuttoper portarci in Grecia

Pansa: Il Paese ha bisogno di stabilità, ma loro continuano a creare il caos

Giampaolo Pansa
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  Palmiro Togliatti, un signore che la sapeva lunga sul conto dei partiti e dell'odio che spesso li divide, era solito dire: “Per fare politica bisogna avere la pelle dei rinoceronti”. Ce l'ha questo tipo di pelle il professor Mario Monti, tecnico prestato al compito di guidare un governo? Penso di sì. Anche a me capita di vederlo in tivù un po' più stanco di qualche mese fa. Però mi sembra naturale che appaia così. Fare il premier di un paese come l'Italia non è un mestiere che ringiovanisca. Ma per dirla tutta, il Professore regge bene al peso di un lavoro da non augurare a nessuno. Purtroppo la nostra cara patria ha un difetto che la distingue da tante altre nazioni: non è mai contenta di chi sta al vertice della politica. Motivo per cui il professor Monti si trova nella scomoda posizione di un tizio che nella mia vecchia città era stato obbligato ad accettare un incarico pubblico rognoso. Nell'osservarlo ruscare, gli avversari ringhiavano: lo vedete?, è un vero incapace. Dal canto loro gli amici sospiravano: peccato, non è bravo quanto sembrava.  Non ho mai ragionato così sul conto di nessuno. Tanto meno sul conto di Monti. Il mio giudizio è rimasto identico a quello che dichiarai su “Libero” nel novembre 2011. Il Professore e i suoi tecnici sono l'unico governo in grado di salvarci da un disastro senza precedenti. Il presidente della Repubblica ha fatto bingo nel precettarli. E per nostra fortuna, loro hanno risposto di sì. Accettando un servizio volontario tra i più duri.  Com'è fatale che accada, il governo Monti ha molti avversari. Uno di questi è il giornale che ospita il Bestiario. Non sono così sciocco da contestare a “Libero” il diritto di pensare che l'esecutivo dei professori sia una sciagura per l'Italia. E anche di combatterlo tutti i santi giorni, nella speranza che vada a gambe all'aria. C'è un'unica constatazione che mi permetto di fare: i critici di Monti non sanno dirci chi potrebbe prendere il suo posto. Ma la libertà di stampa tutela anche queste contraddizioni.  Più cattivo è il mio giudizio sui partiti italiani. Senza il governo tecnico, una parte della Casta politica ci avrebbe già trascinato nell'abisso in cui sprofonda la Grecia. Per una pulsione oscura, ma che emerge ogni giorno: il piacere masochista di impiccarsi da soli. Ecco un virus micidiale che sta portando al collasso la democrazia parlamentare. Divise da un'infinità di atteggiamenti, destra e sinistra si sono scoperte del tutto uguali nella vocazione a farsi del male.  Se non prevarrà un minimo di buonsenso, la Grecia diventerà l'orizzonte obbligato della partitocrazia italiana. In questo caso non intendo soltanto il crac economico e finanziario di quel paese, bensì il disastro politico. Capace di rendere infernale anche l'esistenza di chi rifiuta di occuparsi della cosa pubblica.  Dopo il voto di domenica, ad Atene non riescono a mettere in piedi un governo. E sarà inevitabile ritornare alle urne in giugno. Se neppure allora sarà possibile dar vita a un esecutivo di salvezza nazionale, le prospettive risulteranno soltanto due: un governo di tecnici indipendenti o l'intervento brutale dei militari, un'esperienza orribile che la Grecia ha già attraversato dal 1967 al 1974 con la dittatura dei colonnelli.   Vogliono imitare la Grecia i partiti italiani? Sempre più spesso temo di sì. Leggo undici quotidiani al giorno e ne ricavo un quadro desolante. Politici che ci hanno portato al disastro odierno si comportano da primi della classe. Mettendo in scena un incessante tormentone critico, zeppo di consigli non richiesti, di distinguo, di però, di se e di ma, di così non va e non può andare...  La giungla dei media, soprattutto quelli televisivi, ci regala di continuo esempi di superbia insopportabile. Molti politici dovrebbero tapparsi la bocca perché specialisti in fallimenti, parolai a vuoto, incompetenti, pasticcioni e qualche volta pure ladri patentati. Invece stanno sempre sulla scena.  E' sufficiente viaggiare in auto e tenere accesa la radio per essere travolti dal presenzialismo di decine di pennacchioni. Un esercito di mediocri che, invece di lavorare in Parlamento o nei collegi elettorali, vaga da un programma all'altro per offrirci una litania di castronerie. Pur di sentirsi vivi, accettano persino di essere presi per i fondelli da conduttori felici di straziarli.    Il disordine è tale che mi spinge a riporre qualche residua speranza nei vertici  dei partiti che a tutt'oggi sostengono il governo Monti. Sto parlando di Alfano, di Bersani e di Casini. Soltanto quest'ultimo non tentenna nel mantenere l'impegno preso in Parlamento. Invece i leader del Pdl e del Pd sono alle prese con una bufera di venti contrari che viene dall'interno delle loro stesse  parrocchie.  Posso soltanto augurarmi che sappiano resistere alle pressioni di quanti vogliono la caduta del governo. Per di più i democratici sentono l'urto dei partiti di Vendola e di Di Pietro che dalla fine del 2011 chiedono le elezioni anticipate, da tenere in autunno. Un nuovo disastro nel disastro.   Come i lettori di “Libero” sanno, i tre partiti maggiori, con l'appendice della Lega, oggi stanno alla canna del gas per l'insorgere del movimento di Beppe Grillo. Il comico delle Cinque stelle è sulla cresta dell'onda. Tutti ne parlano, tutti lo temono, tutti lo blandiscono. Ma se il Grillo arrogante ha qualche possibilità di imporsi lo dovrà soltanto agli errori della Casta, a cominciare da quello mortale di togliere il sostegno a Monti.    L'Italia è alle prese con una guerra per sopravvivere. Tutti siamo a chiamati a difendere la stabilità del paese, anche perché coincide con la nostra salvezza individuale. Ma nessuna guerra può essere vinta in pochi mesi. Saranno necessari parecchi anni di cinghia tirata per uscire dall'abisso di oggi. Anche “Libero” ha pubblicato la previsione di Standard & Poor's che nei prossimi quattro anni vedremo una tempesta perfetta investire i mercati finanziari. Chiedere una tregua fiscale in attesa di tempi migliori è una pia illusione, dal momento che l'orizzonte resterà buio ancora per molto.  Anche per questo la Casta deve sentire l'imperativo etico di guardare al di là del proprio naso, ossia al di là del meschino interesse di parrocchia. E' un gioco sterile immaginare che cosa accadrà nell'aprile del 2013, alla conclusione della legislatura. Chi ha un po' di cervello in zucca conosce già quanto sarà necessario: un governo di coesione nazionale, un grande coalizione guidata da un leader al di sopra dei partiti, che può essere lo stesso Monti o qualcuno capace e tosto quanto lui.  Questo è il traguardo che devono darsi i partiti italiani. Non voglio immaginare che la voluttà di distruggersi da soli gli annebbi la mente. Conosco molti politici consapevoli di un fatto: l'Italia si trova alle prese con la tragedia più grande dopo il 1945. E' possibile non farci travolgere. Dipende soltanto da noi e, in primis, da chi siede in Parlamento.  Se invece vogliamo un bis dell'8 settembre, con tutti che se ne vanno a casa gettando le armi, le condizioni maligne esistono già. Sta persino riaffiorando lo spettro del terrorismo. Il Bestiario l'aveva previsto mesi e mesi fa. Qualcuno mi ha dato dell'allarmista. Oggi potrei replicare, ma non lo faccio. Ho imparato da tempo che nessun articolo deve puzzare di “io l'avevo detto”.  di Giampaolo Pansa  

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