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Sentenza Ruby, il giudice firma l'assoluzione di Berlusconi poi lascia la toga

Nicoletta Orlandi Posti
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Non era mai successo prima nella storia giudiziaria italiana. Enrico Tranfa, settant'anni, presidente del collegio della Corte d'Appello di Milano, ieri ha firmato le motivazioni della sentenza d'assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby e poi si è dimesso. Un gesto clamoroso raccontato dal Corriere della Sera arrivato a ciel sereno: un gesto di protesta muto, non accompagnato da alcuna spiegazione formale al Csm e agli uffici giudiziari. Tranfa non era d'accordo con i colleghi Alberto Puccinelli e Ketty Locurto circa l'assoluzione dell'ex premier ma non poteva, come presidente del collegio, non firmare l'atto. L'ha fatto, ma poi ha abbandonato la toga dopo 39 anni di servizio. Disgustato ha mollato il suo lavoro in anticipo di 15 mesi rispetto alla pensione giudicando incompatible per lui finanche con la possibilità di continuare ad amministrare la giustizia, a pronunciare sentenze e a celebrare processi a imputati comuni usando lo stesso metro di valutazione e il medesimo standard probatorio utilizzati per analizzare le prove a favore o contro Berlusconi e infine per assolvero. Ieri, dopo il deposito delle motivazioni in Cancelleria, Tanfa ha lasciato il suo ufficio. E a nulla, raccontano Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, è valso telefonargli per capire cosa fosse successo e per quali ragioni. "Le mie dimissioni sono lì, non ho altro da aggiungere", ha tagliato corto.

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