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Il Vaticano tolga il Papa da Twitter: raccoglie soltanto insulti

Papa Benedetto XVI

Clamoroso autogol: il bilancio dell'esperimento-internet è negativo. Ratzinger, bersaglio facile, è finito alla gogna

Andrea Tempestini
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di Antonio Socci Vorrei lanciare un appello a chi, in Vaticano, vuole veramente bene al Papa (ci sarà certamente): andare subito via da Twitter, basta, alla larga. Proteggete il Vicario di Cristo da questa umiliante gogna mediatica di cui lui è certamente ignaro. Non so quale genio abbia avuto la «strepitosa» idea di far sbarcare Benedetto XVI su questo social network, oltretutto con quella imbarazzante cerimonia del «primo tweet». Di sicuro il Pontefice, occupato in materie ben più importanti e profonde, non conosceva questo fatuo luogo di chiacchiericcio (e spesso di insulti) che è Twitter. E si è fidato. Ma temo che nessuno gli abbia spiegato o mostrato quale disastro comunicativo e d'immagine ha prodotto la trovata: è come se fosse stato portato in una piazza ed esposto al dileggio di chiunque.   Vota il sondaggio di Libero: Secondo voi Benedetto XVI deve chiudere il profilo Twitter? È veramente una pena assistere a questo spettacolo: il Santo Padre, uomo mite, buono, che per i cattolici rappresenta «il dolce Cristo in terra», ogni giorno viene svillaneggiato e deriso nei commenti ai suoi messaggi. O subissato di sciocchezze e attacchi. Chiunque può constatarlo. Basta andare su Twitter: «Benedetto XVI Pontifex». Si apre e si legge: «Benvenuti alla pagina Twitter ufficiale di Sua Santità Benedetto XVI». Così recita la scritta che accoglie i fedeli, sotto l'immagine del Papa, con i colori della bandiera vaticana. Poi andate a vedere... Ieri per esempio c'era in primo piano il messaggio del Papa, datato 3 febbraio: «Imitando la Vergine Maria, accogliamo e custodiamo nel nostro animo la Parola di Gesù, per riconoscerlo Signore della nostra vita». Subito sotto ecco i commenti: «Forza Napoli, mettici una buona parola Benny», «Che il dio vi benedica e che il tedesco albino ci rimanga secco», «Ripeto: solo coccoli di coca! uno di noi! L'ostia di bamba!». Il precedente messaggio del Santo Padre, datato 2 febbraio suonava così: «Un mio pensiero affettuoso va oggi a ogni religiosa e religioso: possano sempre seguire Cristo fedelmente nella povertà castità e obbedienza». Commenti: «Vai a lavorare represso!!», «Sono bisessuale», «Anni di inquisizione mi hanno fatto salire troppo veleno, se i cristiani fossero adepti della wicca capirebbero», «A me piacciono solo le belle donne... Sarò normale?». I messaggi precedenti sono subissati di risposte e commenti ancora più coloriti. Possiamo spaziare in vari campi. Ci sono i «simpatici» e «graziosi» apprezzamenti per la presenza della Chiesa cattolica: «La iglesia es una banda de ladrones dirigida por Benedicto XVI alias “el papa”»; «Ecco questa è la verità! I soldi, i beni immobili. Predicare bene e razzolare male… che schifo»; «Con tutto l'oro che hai addosso, tu la luce la rifletti addirittura», «Sei pieno di soldi senza fare un cazzo». Oppure si possono leggere i «raffinati» commenti filosofici: «Se la religione è l'oppio dei popoli, e lo è, tu Pontifex.it sei il Sommo Pusher. Se voglio del popper dove posso andare?»; «Ti fai le domande e ti dai le risposte, se fosse il Natale del 1930 e io fossi Freud ti prescriverei della cocaina». Ci sono le domande (che lascio in lingua originale): «Pontifex is it a sin to masturbate to agent scully handcuffed to a radiator? shes catholic like?». E non mancano i dibattiti impegnati: «Ma tu, li fai gli scoreggioni?». Con polemiche: «Vedi di farti i cazzi tuoi e lascia stare il sito del Papa», «Ma vai a cagare te il papa e le suore», «Pontifex ma come cazzo ti permetti?», «E ricorda che un buon cattolico non dice la parola cazzo. Imbecille», «Ho capito che sei solo un buffone e io coi buffoni non ci parlo. Chiuso». Evito volutamente i messaggi più pesanti (e quelli sugli abusi sessuali del clero), ma lì, sul Twitter intestato al Papa, ci sono tutti. In bella mostra.  E si può continuare. Ecco altre perle: «A volte faccio la pipì nell'acquasantiera!! Che birba che sono!!», «La chiesa apre alle coppie gay, credo vogliano candidare Joseph a premier», «Ma dio lo mangia il cacciucco? o lo compra e mangia quello della cooppe», «Fottiti!!!! nel mio animo porto il cazzo che voglio, tranne la parola di un dubbio personaggio storico», «Il Thè è giallo. La pipì è gialla. Il Thè è San Benedetto. Io mi chiamo Benedetto. Insomma, piscio dolcezza. Ahahhahahhaah». Vorrei sapere chi ha voluto - e chi vuole - questo scempio. Non ci voleva molto a prevederlo perché Twitter, al contrario di Facebook, non permette di cancellare i commenti. Già «poco dopo lo sventurato sbarco su Twitter», Sandro Magister segnalò che «i suoi timidi messaggini» (del Papa) «finiscono annegati ogni giorno in una alluvione di sberleffi». Ma nessuno ha pensato di mettere fine al devastante esperimento. C'è stato perfino uno studio, commissionato dalla rivista Popoli, dei gesuiti di Milano, nel quale, analizzando le 270mila risposte del primo mese ai tweet del Papa, si esponevano queste conclusioni: oltre 200mila hanno un contenuto neutro, 26.426 sono giudicati positivi e 22.542 negativi (il 26% di essi riguarda la questione pedofilia e il 25 per cento - circa 5 mila - «consistevano in vere e proprie ingiurie»).  Mi sembra una quantità enorme. E la sensazione è che dopo quel primo mese le risposte «negative» siano perfino aumentate in percentuale. E comunque tutto l'esperimento dà un'impressione semplicemente desolante. «In principio era il Verbo, alla fine le chiacchiere», come diceva Stanislaw Lec. Quello che infatti appare discutibilissimo è la ragione stessa dell'operazione. Per quale motivo il Vicario di Cristo dovrebbe sottoporsi a un simile tiro al bersaglio? Forse qualche ecclesiastico - che sa di vecchio - pensa ancora, come si diceva un tempo, che «la Chiesa debba mostrarsi al passo con i tempi?». Trovo sinceramente ridicolo considerare Twitter «il segno dei tempi» da inseguire affannosamente, ma, a parte ciò, la Chiesa non deve assolutamente stare al passo con i tempi, cioè al guinzaglio delle mode e «di ogni vento di dottrina». Deve stare sopra ai tempi. La Chiesa contempla Colui che è l'alfa e l'omega, il Signore della storia. La Chiesa giudica i tempi, non si mette alla loro mercé. La Chiesa deve parlare agli uomini dell'Eternità, non di Twitter. La Chiesa è la bellissima sposa del Signore dell'universo, non può sottomettersi all'usura effimera e ridicola delle mode. Il magistero splendido di questo grande pontefice non merita di essere sottoposto a un così triste trattamento mediatico. Via da Twitter. Chi entra in una chiesa senta i suoni di un organo e il gregoriano, veda le volte gotiche delle antiche cattedrali, le icone e le fiammelle delle candele. Senta l'abbraccio del Signore. Questo sì che fa respirare. Non il chiacchiericcio. www.antoniosocci.com

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