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Piero Angela, il suo grande segreto: è uno scienziato senza laurea

Nicoletta Orlandi Posti
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A scuola andava male. Ha frequentato il liceo classico e poi il Politecnico, ma la laurea no, non l'ha mai presa: preferiva il jazz. E' questo il segreto di Piero Angela, il più noto divulgatore scientifico italiano, che in una intervista rilasciata al Giornale racconta come è diventato prof ma senza "pezzo di carta". "Non mi hanno mai bocciato, ma la scuola mi interessava", ammette Piero Angela. "Insegnavano male, in modo noioso, pedante. Credo che la mia vocazione a fare divulgazione sia nata proprio da quel disagio che provavo a lezione". Un disagio che è continuato anche negli anni del liceo e in quelli dell'università: "Stavo preparando l'ottavo anno al conservatorio, studiavo pianoforte. In più ero un dilettante di jazz, mi facevo chiamare Peter Angela: ho suonato coi professionisti dell'epoca, Nunzio Rotondo, Gianni Basso, Franco Cervi". E così non si è laureato. "Forse è normale", dice il giornalista, "la scuola ha tanti meriti, ma dipende molto dai professori che si hanno". Piero Angela ha collezionato comunque 9 lauree honoris causa e ha scritto 36 libri: "La gratificazione più grande per me è incontrare sempre tantissimi ragazzi che mi dicono: ho scelto questa facoltà perché ho visto i suoi programmi o letto i suoi libri. Se ho un merito, è quello di aver trasmesso questo piacere di scoprire la scienza e amarla". Il sogno nel cassetto - Piero Angela ha iniziato a lavorare in Rai come giornalista di radio e tv. Il suo primo programma di divulgazione è del 1971: "Ho preparato dieci puntate da un'ora sulle nuove conoscenze nei vari campi, soprattutto il cervello, la microbiologia, la genetica. Per dieci anni ha fatto tutto da solo, poi pensò di creare una rubrica e un gruppo di collaboratori per fare altre venti puntate. Era il 1981 e nacque Quark. "Sono andato via dalla Rai venti anni fa", racconta Piero Angela. "Mi sono messo in proprio. Ogni anno rinnovano il programma se funziona. Ma i nostri ascolti per ora vanno sempre bene". Il sogno nel cassetto? "Un disco di pianoforte. Ma non lo farò mai. Sono troppo autocritico".

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