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M5S, Grillo: "I giornalisti vanno rieducati"

Beppe Grillo

Ignazio Stagno
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Un attacco ai giornalisti al giorno toglie le beghe interne di torno. Beppe Grillo, a grande richiesta, come fosse un pezzo da hit parade, torna a scagliarsi contro i cronisti, colpevoli come sempre di racconatre gli spifferi del Transatlantico, pieno di eletti a Cinque Stelle che magari dicono quello che al leader non piace, oppure discutono dell'opportunità di abbandonare il Movimento. Così Beppe sbotta con un post sul suo blog: "Il Parlamento è il luogo più sacro, di una sacralità profana, della Repubblica Italiana, ma è sconsacrato ogni secondo, ogni minuto, frequentato impunemente, spesso senza segni di riconoscimento, da folle di gossipari e pennivendoli dei quotidiani alla ricerca della parola sbagliata, del titolo scandalistico, del sussurro captato dietro a una porta chiusa. Qualche deputato li scambia talvolta per colleghi e parla, parla per ritrovare sul giornale quella che credeva una conversazione privata. Mercanti di parole rubate". Zitti, il giornalista vi ascolta -  Poi il consiglio, con tanto di locandina da ventennio fascista, ai suoi eletti: "Taci, il giornalista ti ascolta! Si nascondono ovunque. L'unica difesa è il silenzio, il linguaggio dei segni. I giornalisti non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento. Vanno disciplinati in spazi appositi, esterni al Palazzo". Insomma i giornalisti sarebbero una sorta di fantasmi o di pipistrelli ingombranti che "infestano" la vita del Movimento Cinque Stelle. Beppe così dà una ricetta ai suoi per evitare di cascare nelle presunte trappole della stampa: "Per un'intervista chiedano un appuntamento, come si usa tra persone civili, non bracchino i parlamentari per le scale o al cesso. All'ingresso di Montecitorio e di Palazzo Madama va posto un cartello “No gossip. Il Parlamento non è un bordello". Il parlmento non lo è. Ma di sicuro nel M5S il caos, per ora, regna sovrano. (I.S.)

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