Le banche tagliano i tassi
Ma ai mercati non basta
Un'altra giornata di panico per le borse mondiali: il Fondo monetario internazionale è arrivato a definire questa crisi come «il più pericoloso choc sui mercati finanziari dal 1930». Le banche centrali di mezzo mondo hanno dato un taglio coordinato, il primo della storia, dei tassi di interesse. Ma questo non è bastato a dare fiducia. Dopo il crollo dei listini asiatici e l'avvio disastroso delle borse europee, la Fed, la Bce e le banche centrali d'Inghilterra, Canada e Svezia sono infatti intervenute con un taglio coordinato dei tassi di interesse di mezzo punto percentuale. Di loro iniziativa hanno poi tagliato il costo del denaro la Banca centrale cinese (-27 punti base), quella di Hong Kong (-100 punti base) e del Kuwait (-125 punti base). Il Giapppone invece si muoverà coordinandosi con le altre banche mondiali. Ma ai mercati non è bastato, e gli Usa scommettono su un altro taglio per la fine mese. La mossa «va nella giusta direzione», ha commentato il capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, ma «potrebbe servire di più». E mentre Germania, Francia e Inghilterra salutavano la misura, il presidente della Banca centrale europea, Jean Claude-Trichet assicurava che la Bce farà «qualunque cosa sia necessaria» per fronteggiare la crisi e che il taglio è servito a dare «un poderoso segnale di fiducia» ai mercati. I mercati, comunque, continuano a vendere. Dopo Bush, anche Nicolas Sarkozy ha proposto un G8 allargato entro fine anno, e ha già avuto l'adesione di Russia, Italia e Inghilterra. Oscar Giannino su Libero Mercato: Troppo poco per l'Europa, troppo tardi per America e noi. E' stata questa la reazione dei mercati monetari alla mossa finalmente concordata tra tutte le maggiori banche centrali, di tagliare all'unisono i tassi d'interesse. Il taglio di 50 punti base non ha lo stesso significato sulle due rive dell'Atlantico, visto che l'1,5% americano e il 3,75% significano nel primo caso un tasso reale negativo, rispetto all'inflazione compresi i prezzi energetici e alimentari, superiore ai quattro punti, mentre nell'euroarea equivale a un tasso praticamente quasi prossimo allo zero. Ma identica è stata la reazione dei mercati monetari. In America i tassi sull'overnight per approvigionarsi in dollari restano prossimi a uno stellare 8%. In Europa l'Euribor non si è mosso dai livelli record dov'era, il 5,3 e rotti per cento. A questo punto, il problema più urgente è proprio quello di rialimentare i mercati monetari, sbloccare la sfiducia che porta le banche a tenere la propria liquidità più nei depositi delle banche centrali che in circolo. Nel medio e lungo periodo, perché si ristabilisca una fiducia da tempi ordinari occorrerà risolvere problemi teorici di straordinaria importanza. Come procedere a valutare il rischio di controparte per ogni genere di asset cartolarizzato, per esempio. E se differenziare nei ratios patrimoniali delle banche non più solo le diverse classi di asset, ma specifiche tipologie di commercial o residencial mutual asset based securities. Ma questi saranno i problemi del dopo, su cui si affineranno le migliori menti dell'economia, per vedere come riparare i danni della finanza ad alta leva e bassa congruità patrimoniale. Nel breve, il problema è un altro. Ridare fiducia al mercato monetario, appunto. La liquidità a trilioni, di cui il mondo è stato inondato dalle banche centrali da 15 mesi, non basta più: a conferma del vecchio paradigma della tanto deprecata teoria monetarista, stiamo scoprendo che si può diventare tutti più poveri anche quando si è inondati di denaro, se esso non circola perché nessuno si fida dell'altro.