L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Riceviamo e pubblichiamo: Egregio direttore, sono un affezionato lettore di Libero, ho visto il suo editoriale di oggi (ieri, ndr), condivido come quasi sempre mi accade i suoi pensieri ma avrei preferito un taglio più difensivo o meglio ancora all'attacco. Perché le dico ciò? Perché se anche i pochi osservatori che, conoscendo ciò che sta avvenendo nel nostro Paese, cominciano ad abbassare la guardia fiaccati dagli attacchi incrociati dei fronti antigovernativi, allora il rischio che venga giù tutto è veramente alto. Ho la sensazione che molti ritengano sia arrivato il momento del “liberi tutti”, che ora il re può essere massacrato e se siamo bravi lo possiamo anche impiccare. Invece io penso che questo sia il momento cruciale per dimostrare a questi signori spocchiosi e pseudo-intellettuali, rappresentanti delle caste che da decenni bloccano il Paese impedendo alla povera gente di emergere, che loro non sono la maggioranza solo perché occupano gli spazi che contano, ma bensì una piccolo minoranza la quale vuole mantenere ben saldi i privilegi acquisiti nelle precedenti generazioni. Sono molto preoccupato per quanto può accadere, perciò vi invito a tenere alta la guardia, almeno voi che con fatica riuscite a contrastare ciò che ci opprime. (Ulisse Poli) Caro Ulisse, lei ha ragione da vendere. Innanzitutto per l'attacco frontale al Cavaliere, che è in corso con gran dispiegamento di mezzi. Nell'operazione sono impegnate le Procure di mezza Italia, con il robusto sostegno delle televisioni e dei giornali cari alla sinistra. Per l'occasione si è risvegliato dal letargo in cui era piombato perfino Pier Luigi Bersani, che ieri ha pronosticato la morte di Berlusconi e di tutti i filistei. Da ciò che intuisco, sentendo l'odore del sangue, tutti gli sciacalli si stanno avventando sulla preda ferita, cercando ognuno di azzannarla alla gola. Molti che fino ad oggi erano ai margini - e tra questi il leader del Pd - sperano in questo modo di allungarsi la carriera e di attribuirsi il merito del colpo definitivo contro il presidente del Consiglio. Oltre che sull'offensiva lei, caro Ulisse, vede giusto anche sulla nostra difesa del premier, che ci imputa di essere più fiacca di quelle messe in campo in altre occasioni, quando pm e opposizione si avventavano in egual misura su di lui. È vero, forse abbiamo un po' la guardia abbassata, ma non perché ci sia venuta meno la voglia di combattere, piuttosto perché ci domandiamo se tutto ciò sia davvero utile. Immagino che ora lei ci accuserà di disfattismo o, peggio, di viltà, addebitandoci l'intenzione di abbandonare l'amico in difficoltà. No, non è così e se avrà pazienza di seguire il nostro ragionamento, capirà. In tutti questi anni, non abbiamo mai fatto mancare al Cavaliere il nostro sostegno. Anche quando alcune sue uscite ci convincevano poco, lo abbiamo difeso perché pensavamo che fosse più importante la realizzazione del programma di modernizzazione del Paese della polemica del momento. E se Berlusconi commetteva un errore, eravamo pronti a perdonarglielo in nome del fine ultimo. Il problema è che negli ultimi tempi il Cav. è difficile da aiutare, anzi, sembra proprio non volersi far aiutare. Lei, caro Ulisse, ricorderà gli articoli con i quali nei mesi scorsi lo sollecitavamo a una reazione, avvisandolo dei pericoli cui andava incontro. Qualche lettore protestò, imputandoci un eccesso di pessimismo, quasi che non sapessimo vedere il futuro se non a tinte fosche. Purtroppo i fatti si sono incaricati di dimostrare che non ci sbagliavamo se non nella prudenza. Nonostante ciò ci accorgiamo che il presidente del Consiglio ancora esita. Invece di reagire, di radunare attorno a sé il meglio dei moderati, di cambiare tutto, anche chi gli sta attorno, sollecitando il voto, per una grande battaglia contro i falsificatori della realtà, contro chi usa ogni sistema per ribaltare i risultati elettorali, egli prende tempo e pare attendere momenti migliori. I quali a nostro parere non arriveranno, anzi, semmai c'è il rischio che se ne presentino di peggiori. Rifletta sull'ultimo caso che gli viene scagliato contro. Noi siamo certi che Berlusconi non abbia nulla da rimproverarsi dal punto di vista penale e lo abbiamo scritto in più occasioni, l'ultima delle quali ieri. Le cene, la telefonata, l'affido della ragazza marocchina sono questioni in cui non è stato ravvisato alcun reato a suo carico e il procuratore capo di Milano ieri lo ha reso noto. Fatti privati di un uomo solo, li ha definiti l'ex portavoce di Massimo D'Alema di cui riferiamo, ma che i giornali della sinistra usano per delegittimarlo e colpirlo. Ciò nonostante, non si può non riconoscere che a questa campagna egli concorre in misura determinante, offrendo materiale quasi quotidiano ai suoi avversari. Noi non siamo tra quelli che pensano al rompete le righe e nemmeno abbiamo intenzione di lanciare il si salvi chi può. Come abbiamo scritto, Berlusconi resta il capo del partito italiano più votato ed è probabile che se si andasse alle elezioni tornerebbe a vincerle. Il problema è che il primo a doversi convincere è lui. È il presidente del Consiglio che deve scommettere sulla sua vittoria, preparandosi all'ennesima sfida. Si tiri su, rilanci il PdL e riprenda in mano il partito, corregga gli errori commessi negli ultimi mesi e rinunci anche a qualche sparata o a qualche comportamento che potrebbe essere usato contro di lui. Se lo fa, se ha il coraggio di rimontare la corrente che pare trascinarlo lontano da Palazzo Chigi e dalla politica, la maggioranza degli italiani sarà con lui e noi con loro. Pronti, come in tutti questi anni, ad alzare la guardia. Insomma, caro Ulisse, se Berlusconi non vuole andare a casa, vada avanti. Ma in fretta. di Maurizio Belpietro