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Martina e la prof

mercoledì 28 maggio 2025

2' di lettura

L'ultimo femminicidio è quello di Martina Carbonaro, aveva solo 14 anni ed è stata uccisa a pietrate dall'ex fidanzatino 18enne. Che sia successo ad Afragola, in un casolare squallido dove i due si appartavano quando stavano insieme, o che fosse accaduto nella ricca Lombardia delle tante Garlasco dove sono state uccise studentesse di buona famiglia come Chiara Poggi, poco cambia. Non è questo il punto, Il dramma è che non cambia mai niente e siamo ancora qui a sperare che la mentalità cambi, che i maschi capiscono che le donne che lasciano hanno tutto il diritto di farlo, che non si ammazza una persona solo perché decide di fare un'altra scelta, che non c'è possesso né catena né proprietà privata in un rapporto di coppia, se è all'insegna dell'amore. Purtroppo la politica non sta facendo molto e per alcuni, perfino gli uomini più insospettabili, certi gesti del maschio sono ancora giustificabili perché l'uomo è l'uomo, un essere superiore e la donna deve soccombere se vuole vivere una esistenza serena. Discorsi da Medioevo, lontani anni luce dal concetto di libertà e rispetto che andrebbe insegnato a tutti, bambini e bambine, fin dalla tenerà età. Il che non significa introdurre l'educazione sessuale a scuola, che è un'altra cosa, ma insegnare le civili regole di convivenza verso tutti. Al di là dell'ideologia e del gender. Nel caso specifico dell'innocente Martina, ripresa in un video poche ore prima della tragica fine, come ogni ragazzina della sua età, con i jeans, il gelato in mano e gli occhiali grossi a nasconderle il viso liscio, oltre alla mamma che invoca l'ergastolo per l'assassino, sono da incorniciare le parole dell'insegnante della scuola media Gennaro Aspreno Rocco di Afragola che la giovanissima vittima frequentava. E quel post disperato ma lucido della professoressa Carla Caputo su Facebook, che dice di sentirsi tradita da una società che non sa proteggere le sue ragazze. Eccolo qui: 

<Porterò per sempre nel cuore il tuo volto, la tua voce, la tua presenza in aula. E porterò anche questo dolore, trasformandolo in un impegno ancora più forte per educare al rispetto, all’uguaglianza, alla libertà. Avevi solo 14 anni. Avevi diritto alla vita, ai sogni, ai primi amori, alle risate tra i banchi. Invece sei stata strappata via. Brutalmente. Ingiustamente. Silenziosamente. Come docente mi sento tradita. Da una società che non sa proteggere le sue ragazze. Da un sistema che ancora oggi tollera, minimizza, giustifica la violenza. Ci insegnano a spiegare il rispetto, ma non ci danno gli strumenti per garantirlo fuori dalle mura della scuola. E la delusione è immensa. Perché ogni volta che perdiamo una ragazza, perdiamo una parte del nostro futuro. Perdere un’alunna così è come perdere una figlia. Come se mi avessero strappato un pezzo dell’anima, senza spiegazione. Ciao Martina riposa in pace>. 

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