C’è una forza che si trasmette da padre in figlio e attraversa molte famiglie che non è rabbia, non il rancore, ma il peso il silenzio. Un non detto che aumenta le distanze, di generazione in generazione, fino a che qualcuno non decide – o è costretto – a rompere l’incantesimo. È in questa frattura che si inserisce il romanzo di Anne-Laure Bondoux, Attraverseremo le bufere, pubblicato da Edizioni E/O nella traduzione di Alberto Bracci Testasecca.
La voce narrante – senza volto, senza nome, per buona parte della narrazione – scrive a un misterioso Saule, figura enigmatica che resta nell’ombra fino alle ultime pagine. Le parole che gli rivolge attraversano un secolo, il Novecento, e portano alla luce un fitto intreccio di segreti, omissioni e identità sospese, tutte racchiuse nella storia della famiglia Balaguère. Bondoux costruisce una saga familiare al maschile dove, paradossalmente, le donne sono la forza invisibile che agisce, fugge, ama, si ribella. I nomi dei personaggi maschili – Charme, Aloe, Olivier, Saule – sono nomi di alberi: simboli di radici, linfa, crescita, ma anche di immobilità e di quell’ancestrale bisogno di restare. Dietro la narrazione epistolare, quasi un testamento emotivo, si cela una riflessione profonda sul rapporto tra padri e figli, su ciò che viene taciuto per paura, per pudore, per sopravvivenza. Ma il non detto, come ogni fantasma, torna a bussare. E per esorcizzarlo, serve la parola: la narrazione come atto politico, personale, storico.
La vicenda si snoda tra eventi storici epocali – la Prima Guerra Mondiale, la Seconda, la Guerra d’Algeria, l’epidemia di AIDS – e le bufere intime della famiglia Balaguère. Il giovane Anzeme, richiamato al fronte subito dopo le nozze con Clairette, lascia dietro di sé un fratello sognatore. Sarà Charme, il figlio, a dover affrontare l’occupazione nazista. La moglie Gaby, insofferente alla vita rurale di Le Chaume, sceglie Parigi. E così il figlio Aloe cresce solo, diverso, inadatto: troppo sensibile, troppo colto, troppo poco conforme. Aloe rappresenta forse il cuore segreto del romanzo. Chiamato in Algeria, si ritrova nel cuore della violenza coloniale. Ma la sua vera lotta sarà quella per la propria identità: lettore appassionato, compagno devoto, uomo fragile in un’epoca ostile. La sua omosessualità è una colpa solo agli occhi del mondo che lo circonda. Vivrà l'amore e la perdita nella Parigi funestata dall'AIDS, in anni in cui l'amore diverso non era ancora degno di compassione pubblica. Si arriva ai giorni nostri con Oliver e la scrittrice affronta insieme ai suoi personaggi il passaggio di un’epoca in cui nulla sarà come prima. Rapporti genitoriali violenti e scontri imprevedibili porteranno da questo luogo lontano dal centro della Francia progressista, le colline boscose del Morvan, a una resa di conti molto dolorosa, fino a scoprire segreti indicibili.
Attraverseremo le bufere non è solo una saga, ma un tentativo disperato di restituzione: un figlio che cerca risposte, un narratore che tenta di ricucire gli strappi, un tempo che ha bisogno di essere detto, raccontato, nominato. Ogni parola scritta è una pietra d’inciampo nel flusso delle omissioni familiari. Bondoux ci invita a riflettere: quali parole non abbiamo detto? Quali verità tacciamo ancora, per paura di sconvolgere l’ordine? E soprattutto, che prezzo ha quel silenzio? La risposta, come il titolo annuncia, sta nell’attraversamento. Non si può aggirare la tempesta: bisogna entrarci dentro, con coraggio, con le parole. Solo così, forse, si può salvarsi.
Da leggere assolutamente