Parigi. Anche il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, aveva come piano quello di “abolire la povertà”, alla stregua di Luigi di Maio. Ma l’inquilino dell’Eliseo non solo non l’ha “abolita”: l’ha portata ai massimi livelli dal 1996. È quanto emerge dallo studio annuale dell’Insee, l’Istituto nazionale di statistica francese, relativo al 2023. Uno studio secondo cui il tasso di povertà in Francia è salito al 15,4%. Nel dettaglio, oltre 9,8 milioni di francesi vivono sotto la soglia minima (1.288 euro mensili per una persona sola, ovvero il 60% del reddito medio nazionale) e 650.000 persone sono scivolate in questa categoria tra il 2022 e il 2023. L’aumento della povertà è particolarmente elevato tra i disoccupati, con un tasso del 36,1%, in aumento rispetto al 2022: una situazione causata dalle riforme macroniane, che hanno tagliato i sussidi di disoccupazione. Le famiglie monogenitoriali, che già rappresentavano una quota fragile della popolazione, hanno visto il proprio tasso di povertà salire di quasi 3 punti percentuali in un solo anno, raggiungendo il 34,3%. Colpisce inoltre l’aumento della povertà infantile: nel 2023, il 21,9% dei minori di 18 anni viveva in famiglie sotto la soglia di povertà, confermando che la povertà si trasmette per via familiare e colpisce duramente l’infanzia.
«È un livello mai toccato da circa 30 anni», ha spiegato il capo del dipartimento risorse e condizioni di vita presso l’Insee, Michel Duée. Secondo l’esperto, l’aumento della povertà è dovuto «al blocco degli aiuti straordinari, in particolare l’indennità di inflazione e il bonus per il rientro dopo l’estate, istituiti nel 2022 per sostenere il potere d’acquisto». Accanto all’impennata della povertà crescono anche le diseguaglianze, la forbice sociale tra i ricchi, sempre più ricchi, e i poveri, sempre più poveri. Il 20% più ricco della popolazione francese ha percepito un reddito 4,5 volte superiore a quello del 20% più povero. «Bisogna tornare indietro ai primi anni Settanta per constatare disuguaglianze ancora più gravi», ha affermato Michel Duée. Il tenore di vita del 10% più ricco della popolazione è aumentato del 2,1% in euro costanti, «trainato dai rendimenti dei prodotti finanziari», come sottolineato da Duée. Questa categoria ha anche beneficiato della fase finale dell’esenzione dalla tassa di abitazione decisa da Macron. Il 30% più povero della popolazione, invece, ha visto diminuire il proprio tenore di vita (con il 10% più povero che ha registrato un calo particolarmente inquietante, -1% in euro costanti). La società francese, pur dotata di un sistema di welfare tra i più avanzati in Europa, non è riuscita a proteggere le fasce più vulnerabili da un peggioramento delle condizioni di vita.
Quella di Macron, a otto anni dall’inizio del primo mandato e a due dalla fine del secondo, è una Francia a due velocità, dove la povertà, come sottolineano gli esperti, è diventata “strutturale”. «Dall’arrivo al potere di Emmanuel Macron, la Francia conta 1,3 milioni di poveri in più. Nel 2017, le 500 più grandi fortune del Paese possedevano il 20% del Pil. Oggi ne possiedono il 45/%!», ha reagito su X il deputato della sinistra ecologista François Ruffin. «La povertà esplode. Le diseguaglianze esplodono. Il bilancio del macronismo è senza appello», ha commentato il deputato socialista Boris Vallaud. A fine giugno, un sondaggio Ifop per il Journal du dimanche aveva evidenziato che il 77% dei francesi è “insoddisfatto” dall’operato di Macron. E la fotografia scattata dall’Insee è un altro duro colpo per il presidente francese. Nel 2016, quando ufficializzò la candidatura alle presidenziali lanciando il suo partito, En Marche!, veniva presentato come il “Mozart ella finanza”. Oggi, dicono a Parigi, è il “Mozart delle diseguaglianze”.