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Macron, altro record: Francia mai così povera

I numeri che emergono dallo studio annuale dell’Insee, l’Istituto nazionale di statistica francese, relativo al 2023 sono preoccupanti: il tasso di povertà in Francia è salito al 15,4%
di Mauro Zanon venerdì 11 luglio 2025

3' di lettura

Parigi. Anche il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, aveva come piano quello di “abolire la povertà”, alla stregua di Luigi di Maio. Ma l’inquilino dell’Eliseo non solo non l’ha “abolita”: l’ha portata ai massimi livelli dal 1996. È quanto emerge dallo studio annuale dell’Insee, l’Istituto nazionale di statistica francese, relativo al 2023. Uno studio secondo cui il tasso di povertà in Francia è salito al 15,4%. Nel dettaglio, oltre 9,8 milioni di francesi vivono sotto la soglia minima (1.288 euro mensili per una persona sola, ovvero il 60% del reddito medio nazionale) e 650.000 persone sono scivolate in questa categoria tra il 2022 e il 2023. L’aumento della povertà è particolarmente elevato tra i disoccupati, con un tasso del 36,1%, in aumento rispetto al 2022: una situazione causata dalle riforme macroniane, che hanno tagliato i sussidi di disoccupazione. Le famiglie monogenitoriali, che già rappresentavano una quota fragile della popolazione, hanno visto il proprio tasso di povertà salire di quasi 3 punti percentuali in un solo anno, raggiungendo il 34,3%. Colpisce inoltre l’aumento della povertà infantile: nel 2023, il 21,9% dei minori di 18 anni viveva in famiglie sotto la soglia di povertà, confermando che la povertà si trasmette per via familiare e colpisce duramente l’infanzia.

«È un livello mai toccato da circa 30 anni», ha spiegato il capo del dipartimento risorse e condizioni di vita presso l’Insee, Michel Duée. Secondo l’esperto, l’aumento della povertà è dovuto «al blocco degli aiuti straordinari, in particolare l’indennità di inflazione e il bonus per il rientro dopo l’estate, istituiti nel 2022 per sostenere il potere d’acquisto». Accanto all’impennata della povertà crescono anche le diseguaglianze, la forbice sociale tra i ricchi, sempre più ricchi, e i poveri, sempre più poveri. Il 20% più ricco della popolazione francese ha percepito un reddito 4,5 volte superiore a quello del 20% più povero. «Bisogna tornare indietro ai primi anni Settanta per constatare disuguaglianze ancora più gravi», ha affermato Michel Duée. Il tenore di vita del 10% più ricco della popolazione è aumentato del 2,1% in euro costanti, «trainato dai rendimenti dei prodotti finanziari», come sottolineato da Duée. Questa categoria ha anche beneficiato della fase finale dell’esenzione dalla tassa di abitazione decisa da Macron. Il 30% più povero della popolazione, invece, ha visto diminuire il proprio tenore di vita (con il 10% più povero che ha registrato un calo particolarmente inquietante, -1% in euro costanti). La società francese, pur dotata di un sistema di welfare tra i più avanzati in Europa, non è riuscita a proteggere le fasce più vulnerabili da un peggioramento delle condizioni di vita.

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Quella di Macron, a otto anni dall’inizio del primo mandato e a due dalla fine del secondo, è una Francia a due velocità, dove la povertà, come sottolineano gli esperti, è diventata “strutturale”. «Dall’arrivo al potere di Emmanuel Macron, la Francia conta 1,3 milioni di poveri in più. Nel 2017, le 500 più grandi fortune del Paese possedevano il 20% del Pil. Oggi ne possiedono il 45/%!», ha reagito su X il deputato della sinistra ecologista François Ruffin. «La povertà esplode. Le diseguaglianze esplodono. Il bilancio del macronismo è senza appello», ha commentato il deputato socialista Boris Vallaud. A fine giugno, un sondaggio Ifop per il Journal du dimanche aveva evidenziato che il 77% dei francesi è “insoddisfatto” dall’operato di Macron. E la fotografia scattata dall’Insee è un altro duro colpo per il presidente francese. Nel 2016, quando ufficializzò la candidatura alle presidenziali lanciando il suo partito, En Marche!, veniva presentato come il “Mozart ella finanza”. Oggi, dicono a Parigi, è il “Mozart delle diseguaglianze”.
 

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