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Roberto Fico a Maddaloni, tra giovani, politica, Rai e lotta alla camorra

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Giulio Bucchi
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«È una questione culturale: se non rifiutiamo una serie di comportamenti sbagliati, non ci sarà mai il cambiamento. Un cambiamento che è delegato a tutti noi, non solo alla politica». Il presidente della Camera Roberto Fico ha toccato, tra gli altri, il tema della corruzione nel suo ampio intervento nel corso della presentazione de «Il politomane» (Guida editore) di Antonio Del Monaco, alla Fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni. In una gremitissima sala (dove il ricordo del fondatore Don Salvatore D'Angelo rende ancora grande il valore di un'istituzione educativa storica per i ragazzi provenienti da tutta la Campania, nonostante le difficoltà finanziarie degli ultimi anni che hanno portato al commissariamento dell'ente) Fico ha parlato della sua passata esperienza quinquennale alla commissione di vigilanza Rai: «per cinque anni ho ricoperto quella carica e scrissi una legge, poi bloccata perché eravamo all'opposizione, perché volevo rendere la Rai meritocratica e volevo bloccare l'assalto della politica al suo interno. Ecco perché è una questione culturale, se davvero vogliamo cambiare il Paese. Noi dobbiamo costruire il futuro. Questo deve fare una grande Stato». Alla presentazione ha partecipato, tra gli altri, il già procuratore generale di Napoli Giovandomenico Lepore, il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, il sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo, il presidente della Fondazione A voce d'e creature don Luigi Merola, che ha scritto la prefazione al libro di Del Monaco. Quest'ultimo ha voluto ricordare come «fosse la prima volta che una carica dello Stato sia venuta a Maddaloni. L'ultima era stata l'11 ottobre 1983, in seguito alla morte di Franco Imposimato». Proprio al figlio di Imposimato, vittima della camorra e fratello dell'ex giudice Ferdinando, il presidente della Camera dei deputati ha stretto la mano, ricordando la figura paterna. E, sulla riduzione dei parlamentari, Fico ha ribadito: «ora c'è una legge costituzionale che è stata approvata dal Senato. Quando arriverà alla Camera rispetterò l'equilibrio tra maggioranza e opposizione». Ripercorrendo le tappe della sua carriera politica il rappresentante dei pentastellati ha ribadito l'importanza del suo ruolo: «per fare bene il tuo lavoro arrivano dei nodi, che sei chiamato a sciogliere, cioè perché lo faccio? Voglio trasformare la società? Oggi io so perché sono la terza carica dello Stato. Perché credevo e credo nella possibilità di cambiare le cose». Intervenuto in un luogo simbolo dell'educazione dei giovani nato oltre settant'anni fa, dove nel salone principale tra i tanti ricordi spiccano un busto e le foto di Don Salvatore D'Angelo con Giulio Andreotti (grande fu l'amicizia tra l'uomo di Chiesa e lo statista, che si erano conosciuti giovanissimi in seminario), Fico rispondendo alle domande dei cronisti a margine della presentazione se fosse al corrente dell'attuale situazione del Villaggio dei Ragazzi, ha detto: «mi stanno informando». La speranza - unanime - è che una delle più importanti istituzioni educative della regione risorga dal dissesto finanziario causato dalla cattiva gestione di chi c'è stato dopo la morte del fondatore. di Giuliana Covella

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