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Renzi trema, torna Prodi. E il fratello: "Romano al governo, Matteo garzone"

Giulio Bucchi
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Un ponte tra il Pd e Pisapia. Altro che pensione: Romano Prodi torna in campo e si cuce addosso il ruolo di mediatore. Molto scomodo, tanto è vero che lo stesso Matteo Renzi appare forse diffidente, sicuramente molto cauto. L'ex premier fondatore dell'Ulivo, 77 anni, e il ben più giovane segretario dem si sono incontrati giovedì mattina, un faccia a faccia "lungo e cordiale" in luogo segreto. Renzi considera prematuro ogni ragionamento su possibili alleanze tra pd e Campo progressista in vista delle Politiche, ritiene più importante lavorare in vista dei ballotaggi e dopo per rafforzare il partito e sui programmi (anche di questo avrebbe parlato con Prodi) e non restare "imprigionato" in trattative legate a logiche di coalizione. Al di là dei convenevoli, però, Renzi teme che imbarcare ufficialmente Prodi sulla sua barca porti prima o poi all'ammutinamento. Il logorio, con un personaggio tanto ingombrante al suo fianco (anzi, alle spalle) sarebbe garantito, perché Prodi, esattamente come Walter Veltroni e Giorgio Napolitano, non hanno mai lesinato critiche anche durissime all'operato dell'ex rottamatore. D'altronde, Prodi è circondato da persone che su Renzi non sono morbide, per usare un eufemismo. Come riporta anche il Corriere della Sera, il climatologo Franco Prodi, fratello di Romano, ha usato queste parole per "accompagnare" il ritorno del Prof alla politica attiva: "Romano torni al governo, che si convinca a presentarsi. Renzi si decida a fare il garzone, l'apprendista, per qualche anno".

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