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I cialtroni riuniti a Bruxelles:leader Ue non decidono nulla

Tutti in coro: "Vogliamo che la Grecia resti nell'euro". Ma restano schiavi della Merkel
di Andrea Tempestini domenica 27 maggio 2012

2' di lettura

"Vogliamo che la Grecia resti nell'euro rispettando gli impegni presi". A intonare il solito, vuoto, ritornello è il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, al termine del vertice Ue di Bruxelles, accolto ieri, mercoledì 23 maggio, da un tonfo in Borsa. Van Rompuy prosegue: "Consideriamo la crescita prioritaria, fermo restando l'impegno sulla disciplina di bilancio". Quindi Josè Mauneul Barroso, il presidente della Commissione Ue: "Dal Consiglio europeo - ha spiegato - è stato mandato un messaggio molto chiaro: staremo al fianco della Grecia come lei starà al rispoetto dei suoi impegni". Mentre l'Europa e la moneta unica stanno affondando, dal pensatoio dei leader riuniti a Bruxelles trapelano le solite, scontate, dichiarazioni. Le ricette? Per ora non ci sono. Monti: "C'è sintonia" - Secondo il premier Mario Monti con il neopresidente francese Francois Hollande c'è "sintonia, condivisione, convergenza nell'approccio" sulle misure per sostenere la crescita. I due, in un incontro bilaterale, hanno discusso degli eurobond e della possibilità di scorporare gli investimenti per le infrastrutture dal conteggio del deficit, la cosiddetta "golden rule". Convergenza sì, ma passa avanti, nessuno: sui titoli di debito comunitari non si è mossa una virgola. Le ricette anti-crisi continuano a vagare nel vuoto: ne parlano, ma non le adottano. Il 'nein' della Cancelliera - Angela Merkel continua infatti la sua personalissima guerra in trincea: sugli eurobond la posizione della cancelliera non cambia: lei dice "nein". Cambiano però gli assetti: Angela nei summit non incontra più l'inginocchiato Nicolas Sarkozy, pronta ad accondiscenderla su ogni desiderata. Ora c'è Hollande, e il tempo del "Merkozy" è ampiamente archiviato: il neopresidente vuole gli eurobond, si trova in sintonia con Brack Obama (che preme per la crescita e invoca la ricapitalizzazione delle banche europee). "Siamo pronti a discutere di Eurobond e faranno parte della discussione. È decisivo dire come la pensiamo - ha detto Hollande entrando al vertice -. È ora che si deve agire per avere la crescita". Pronta la replica della Merkel, secondo la quale le obbligazioni europee "non contribuiscono a rilanciare la crescita". E pure Rajoy... - E che la Merkel sia sempre più sola - per quanto resti la leader europea più "pesante" - è testimoniato anche dal fatto che Hollande, in treno, ha viaggiato insieme allo spagnolo Mariano Rajoy, un "popolare", ossia - tecnicamente - uno che appartiene alla stessa famiglia politica della Merkel, ma che si è espresso senza indugi a favore dei titoli di debito comuni. Ma la cancelliera non si smuove. Lei dice di no e l'Europa resta immobile. I leader si riuniscono a Bruxelles e si prodigano nelle peggiori declinazioni del teatrino di una politica continentale che non decide nulla e che accompagna il Vecchio Continente verso un rapido e inesorabile declino.

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