La retromarcia

Fiat, Marchionne dice addio a "Fabbrica Italia": "No a investimenti folli, i tempi sono cambiati"

Giulio Bucchi

  Sergio Marchionne tira il freno a mano: Fabbrica Italia non si fa più. "Le cose sono profondamente cambiate da quando nell’aprile 2010 venne annunciato il piano. E' impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa ed è necessario che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati". L'annuncio viene direttamente dalla Fiat, che di fatto mette una pietra tombale sugli investimenti ingenti annunciati per tutti gli stabilimenti italiani. Troppo pesante il calo, drammatico, delle vendite che ha portato nel 2012 il mercato dell'auto italiano a livelli del 1979. Si parlava di 20 miliardi di euro, cifre impensabili oggi visto che il Lingotto è sempre più lontano dall'Italia. Forse non con il cuore, sicuramente con la testa e da domani anche con il portafoglio. Sinistra scatenata - In occasione dell’incontro con le Organizzazioni Sindacali che si è tenuto a Torino ad agosto scorso, prosegue la nota ufficiale del Lingotto, Fiat ha ribadito "la delicatezza di questo periodo, di cui è impossibile prevedere l’evoluzione, impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti. Informazioni sul piano prodotti/stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012". Immediate le reazioni: "Purtroppo non siamo stupiti dalle dichiarazioni della Fiat, sebbene avremmo preferito essere smentiti. E’ urgente che il Governo convochi l’azienda", è il commento di Giorgio Airaudo, segretario nazionale della Fiom responsabile per il settore auto, decisamente critico con l'ad Fiat Marchionne. "Se dalla nota emerge che il famoso Piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più, siamo di fronte a un problema molto serio", aggiunge il leader della Fiom Maurizio Landini: "Non aver fatto gli investimenti - prosegue - ha determinato che la Fiat venda meno di altri perché non ha nuovi modelli e in più c'è il rischio che in Italia un sistema industriale dell’auto, non solo Fiat e componentistica, salti". Per il leader della Fiom "la discussione nel Governo e nella politica di questo Paese dovrà essere quella di come si fa ad evitare che il sistema industriale imploda, salti e si perdano nuovi posti di lavoro". Per il responsabile Economia e Lavoro del Pd, Stefano Fassina, "il comunicato di Fiat-Chrysler è molto preoccupante e porta a chiedersi se il programma Fabbrica Italia sia mai esistito, oltre le slides utilizzate per arrivare ad accordi sindacali pesanti e alla limitazione della democrazia nelle aziende del gruppo". Il Governo, sollecita Fassina, deve intervenire.