DIFENDIAMOLI!
Come proteggere i giovani da una violenza sempre più dilagante
Non pretendo di essere certo io quello che cambierà il mondo, ma da anni sono in prima linea per cercare di dare il mio contributo per cercare di arginare la piaga del bullismo. Come? Mettendomi a disposizione delle istituzioni scolastiche per fare informazione e prevenzione. La conoscenza del fenomeno è indispensabile, però poi è necessario cercare di dare degli strumenti efficaci ai giovani per prevenire situazioni di rischio. Il bullo è un soggetto che soffre di narcisismo e mancanza di empatia emozionale e proprio perchè non ha formato ancora una propria identità, cerca di avere la propria conferma di esistere con quella che viene definita "vetrinizzazione sociale" ovvero la volontà di apparire a tutti i costi. Non essendo provvisto di empatia, la capacità di capire ed immedesimarsi nello stato d'animo degli altri, attua una sorta di deumanizzazione nei confronti della vittima ovvero come se non si trovasse di fronte ad un essere umano con dei sentimenti, ma un mezzo per acquisire potere e popolarità. Il bullismo implica un problema di relazione. Quando si presenta un problema di comunicazione e quindi di relazione, avviene un conflitto. Nel bullismo non sono coinvolti solo la vittima e il prevaricatore ma anche la maggioranza silenziosa. Proprio su quest'ultima ovvero l'85% della classe, a mio avviso è necessario agire. Il bullo cerca approvazione per sentirsi importante e alcuni individui particolarmente fragili, tenderanno a seguirlo ed emularlo perchè lo vedono come un leader e anch'essi non avendo una identità ancora ben strutturata, cercano di splendere di luce riflessa (bulli gregari), aumentando di fatto il potere del bullo. La classe ha l'enorme potere di detronizzare il prevaricatore. Se invece di pensare ognuno al proprio piccolo orticello, si ragionasse in termini di gruppo, nel momento in cui si notasse un accanimento nei confronti di qualche compagno, dovrebbe scattare la difesa immediata. Per farlo capire in modo pratico nelle scuole adotto un metodo molto efficace tramite giochi di ruolo. In uno di questi, faccio camminare tutta la classe in una stanza in ordine sparso. Ad un certo punto intimo uno stop e chiedo agli allievi di fermarsi e di chiudere gli occhi. Immediatamente il mio assistente Sebastiano Cavallo, tocca in modo casuale due alunni, il primo viene toccato una volta e dovrà fare la vittima, il secondo verrà toccato due volte e farà l'aggressore. Prima di iniziare l'esercizio faccio aprire gli occhi agli allievi e spiego cosa dovranno fare, cercare all'interno del gruppo classe l'aggressore e la vittima. Questi ultimi dovranno immedesimarsi nel ruolo tramite postura, andatura, portamento, gestione delle distanze e degli spazi, sguardo. Gli altri dovranno captare tramite il cambiamento di atteggiamento e comportamento chi ricopre i due ruoli assegnati e dopo averli riconosciuti segnalare, solamente con lo sguardo, ai compagni chi è l'aggressore e quindi camminare il più possibile lontano da esso e avvicinarsi alla vittima scortandola come se la si volesse proteggere. Questo esercizio serve in primis per sviluppare l'osservazione da parte degli studenti, abilità necessaria per riconoscere quei segnali fondamentali per poter capire quando ci si trova in situazioni potenzialmente pericolose, imparare a gestire gli spazi e le distanze di sicurezza e per i due che recitano il ruolo, il fatto di immedesimarsi permette di vivere quello stato in maniera quasi reale e quindi serve a prendere maggiore coscienza. Il significato simbolico dell'esercizio è proprio quello di predisporre la classe ad essere un gruppo unito che si schiera a protezione della vittima, in modo non violento ma assertivo. Allo stesso tempo i compagni in blocco, allontanandosi fisicamente dall' aggressore, destabilizzeranno psicologicamente il bullo che si sentirà allontanato e respinto, perdendo di fatto quella leadership fasulla che pensa di essersi guadagnato.