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Saman Abbas, Seid Visin e Michela Murgia, Giovanni Sallusti: "L'Italia del 2021 come il 1984 di George Orwell"

Giovanni Sallusti
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Se vogliamo capire l'Italia del 2021, dobbiamo tor- nare indietro, o meglio salire in alto, sulle vette della letteratura distopica. 1984. Non l'anno, il dispositivo infernale raccontato da George Orwell. La perfetta dia- gnosi della tragedia del totalitarismo comunista, certo. Ma anche l'anticipazione involontaria della commedia del totalitarismo del nuovo millennio, soft, perbe- ne, ipocrita, dedito a taroccare la realtà, a cambiarla di posto con l'ideologia, alla pratica sfrenata del bis -pen- siero e della neo -lingua. Orwell purissimo, che ritorna ogni giorno, nella cronaca, o meglio nella sua caricatura. Seid Visin, tocca ancora importunare il cadavere di questo ragazzo, e ce ne vergogniamo. Sensazione che evidentemente non conosce Michela Murgia, che ancora ieri si prendeva una pagina de La Stampa per tromboneggiare attorno a questo «caso ideale per ri- flettere» (lo dichiarano proprio, di strumentalizzare la morte) sul «razzismo sistemico» degli italiani bavosi e fascisti. Non conta nulla che il padre avesse già reitera- to una supplica pubblica («mio figlio non si è ammazzato perché vittima di razzismo»), non conta nulla che la lettera -sfogo la quale doveva provare la tesi gradita alla Murgia, a Saviano, a Marchisio, alle truppe dell'aperitivo arcobaleno, si sia rivelata del 2019. Quel che conta è la consegna dell'oligarchia mediatica: Seid non è morto di razzismo, ma bisogna dirlo. Speculare a quella di Seid, c'è la storiaccia di Saman Abbas. Il corpo della diciottenne non si trova, il fratello ha svelato che sarebbe stato lo zio a strangolarla, del resto se ne vantava anche in un sms: «Abbiamo fatto un lavoro fatto bene». Anche i genitori sarebbero coinvolti, in quanto come scrive il Gip di Reggio Emilia Luca Ramponi (dubitiamo si tratti di un pericoloso sovranista islamofobo) «è certo che avessero programmato anche di ucciderla per punirla dell'allontana- mento dai precetti dell'Islam». Se, come appare più verosimile di ora in ora, Saman è morta, è morta di Islam (di un'interpretazione fondamentalista e bestiale di esso, ma a maggior ragione la variabile culturale non è secondaria, è dirimente). Ma non si può dire, e infatti nessuno lo dice, tantomeno femministe e suffragette varie del "MeToo".

 

C'è poi la stralunata proposta di legge dell'asse Pd -Cinque Stelle -Iv -Leu: Bella Ciao suonata obbligatoriamente insieme all'Inno di Mameli durante le "cerimonie ufficiali" del 25 aprile. Perché canzone-simbolo della Resistenza (falso, quella che conosciamo è un riadattamento ad hoc di un canto storico delle mondi- ne nei campi), la quale sarebbe stata secondo le parole di Laura Boldrini un «moto di popolo» (falso, ormai anche la storiografia seria di sinistra ha acquisito che è stato un fenomeno circoscritto in una guerra civile tra minoranze) e avrebbe liberato l'Italia dalla tirannia (falsissimo, furono le armate angloamericane). Un coacervo inestricabile di propaganda e verità tutto orwelliano, in cui la prima si divora la seconda. Ma non basta, torna in auge anche la struttura por- tante della società descritta in 1984: il Controllo. Lo evoca da giorni (ancora ieri ad Agorà) uno dei pretoriani della Repubblica dei virologi che da un anno e mezzo si è sovrapposta allo Stato di diritto: Andrea Crisanti, secondo cui bisogna assolutamente «geolocalizzare i cittadini ogni volta che entrano in un luogo pubblico». E se mostrano di non «meritarsi la libertà», per usare l'espressione del "liberale" Beppe Severgnini sul "liberale" Corriere della Sera, li possiamo sempre deportare al Ministero dell'Amore, e rieducare. Come insegnava Orwell. 

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