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Anpi, se perfino la sinistra si è accorta che l'associazione dei partigiani non serve più a nulla

Anpi

Giovanni Sallusti
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«Credo che il ruolo storico dell'Anpi sia ormai esaurito. L'Anpi dovrebbe trasformarsi in un'associazione tra le tante, non più "la" associazione che per eccellenza rappresenta la Resistenza, perché su quello ha esaurito la sua ragione sociale». Un bavoso reazionario, un redattore di Libero che ha perso i freni inibitori? No, nientemeno che Arturo Parisi in un'intervista al Foglio: il Richelieu del prodismo, l'uomo che nei governi del Professore è stato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e ministro della Difesa, colui che ha costruito il progetto dell'Ulivo e che s' identifica con la stagione stessa del centrosinistra. Decisamente, sta succedendo qualcosa, nella cultura di sinistra, a proposito di quell'ossimoro valoriale che si chiama Anpi, gli eredi dei partigiani che invitano ad alzare le mani di fronte all'aggressore. Qualcosa come uno slittamento simbolico, la realtà che si riprende i suoi diritti sull'ideologia. Magari tardi e parzialmente, ma la retorica irenista e paramoscovita incarnata dal presidente Pagliarulo viene sempre più sconfessata pubblicamente.

 

 

LA SCONFESSIONE - La dice piatta Sergio Staino, il grande vignettista nonché iscritto, a Repubblica: «Con la progressiva scomparsa dei veri partigiani, alcune frange della sinistra radicale che non erano d'accordo su una democratizzazione dell'Anpi hanno pensato di trasformarla in una piccola barricata. Ormai quando il presidente Pagliarulo parla, non lo fa a nome dell'Anpi, bensì di una corrente partitica. Quella dei Bertinotti, Diliberto, Rizzo e compagnia». Cioè, una nicchia vetero all'interno del mondo post (?) comunista, che già di suo non esaurisce l'eredità della Resistenza, la quale è polifonica al massimo grado.

Un fianco scoperto in cui è entrato diretto Carlo Calenda: «La Resistenza non è un valore di parte. Io mi andrò ad iscrivere alla Fiap, l'associazione dei partigiani azionisti e repubblicani, perché a questo punto bisogna dare rappresentanza a chi conserva la memoria della Resistenza per tutti gli italiani». Niente, rispetto all'affondo di Beppe Sala, che gradirebbe festeggiare a Milano un 25 aprile non equivoco né equidistante: «Non mi ritrovo in tante dichiarazioni di Pagliarulo. Mi piacerebbe che chiarisse meglio il suo pensiero, questo aiuterebbe un po' la serenità di quella data». Poi, la bordata nel merito: «Credo che si debba stare inequivocabilmente dalla parte degli ucraini, penso che sia corretto fornire loro le armi per combattere. D'altro canto festeggiamo la Liberazione, che non è stata ottenuta con le margherite in mano». La stessa tesi presenta il massimo timbro d'autorevolezza possibile sulle colonne del Corriere della Sera, quello di Liliana Se gre: «L'equidistanza non è pos sibile, il popolo ucraino è stato aggredito dai russi e la sua resi stenza va sostenuta». «Del resto», e qui Pagliarulo dovrebbe andare a nascondersi in qual che atollo del Pacifico, «sarebbe difficile in un anno come questo intonare Bella Ciao sen za rivolgere un pensiero agli ucraini che si sono svegliati e hanno trovato l'invasor».

 


TIRA UNA BRUTTA ARIA - Che non tiri una bella aria per il settarismo dell'Anpi all'interno del bel mondo progressista lo testimonia la dissociazione di una sua vestale pop come Alba Parietti: «Non capisco l'Anpi. Mi ricordo quello che diceva mio padre, che era un ex partigiano: se devi difenderti da qualcuno, non sparare alle gambe ma alla testa». Per quanto anedottico, è il punto centrale, che Parisi nella suddetta intervista sviscera compiutamente: «La lettera A dell'articolo 1 recita: l'associazione ha lo scopo di riunire tut ti coloro che hanno partecipa to con azione diretta alla guerra partigiana contro i nazifascisti». Quindi, che l'Anpi sia storicamente superata «lo dice l'atto costitutivo dell'Anpi stessa». Un luogo pensato per riunire i combattenti contro il tiranno («con azione diretta», hanno voluto rimarcare i fondatori, non tromboni che sulla base del sangue e dei sacrifici altrui si danno un tono e uno stipendio), diventato un club di paci fisti oltranzisti che storce il na so di fronte a chi invoca armi contro il tiranno. La nemesi è compiuta, e tut ti questi signori dovrebbero avere l'onestà di riconoscere che ci aveva visto giusto Libero: tirate giù la serranda, l'ultimo spenga la luce. Se Pagliarulo e compagni non escono, la sciateli pure dentro, nel buio del Novecento. ©

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