Giubileo: a Venezia apertura della Porta Santa a San Marco il 13 dicembre (3)
(AdnKronos) - E allora per il patriarca di Venezia si scopre che “il peccato è la prima e reale povertà dell'uomo e si tratta di una povertà da cui conseguono tutte le altre forme di povertà fino all'ultima, la morte. L'esistenza della povertà - e di tutto quello che ne consegue - manifesta il peccato del mondo, perché la povertà è il risultato delle scelte peccaminose dell'uomo. Povertà, miseria e ingiustizia umana diventano testimonianza del peccato che segna e domina il nostro mondo, chiara conseguenza del peccato”. Ha senso, quindi, parlare di conversione e soprattutto di “responsabilità”, sia individuale che comunitaria. “Dinanzi all'intera umanità segnata dal peccato - ha proseguito il Patriarca - c'è il dono della conversione, ovvero una “bonifica” di tutto quello che inquina l'uomo. Non è possibile fermarsi ai livelli intermedi, non si può incolpare la società o l'educazione o la cultura dominante che segnano la persona e che, a loro volta, sono conseguenze del male e non l'origine del male che rimane il cuore dell'uomo. Gesù si riferisce sempre al cuore dell'uomo, perché è dal cuore dell'uomo che esce il male. Gesù, però, non parla di una misericordia a buon mercato o di una conversione che lasci integre, in noi, l'adesione al peccato o alle sue strutture; al contrario, intende risalire là dove principia la vita morale dell'uomo ed inizia la sua libertà”. L'imminente Anno della Misericordia offre, dunque, a tutti l'opportunità di “ritornare personalmente e toto corde al Padre. Accogliere tale paternità ci dà la possibilità di riscoprire la comune fratellanza. Su questa linea, evitando inesistenti scorciatoie, siamo posti dinanzi al Giubileo che chiede - a noi e alle nostre comunità - d'esser interlocutori attenti, disponibili, liberi, tutti pronti alla conversione: pastori e fedeli”, conclude Moraglia.