Battisti, chi sono le vittime
Milano, 25 mar. (AdnKronos) - Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac - i Proletari armati per il comunismo, ammette per la prima volta davanti alla magistratura la sua responsabilità rispetto ai quattro omicidi, di cui due come esecutore, per i quali è stato condannato all'ergastolo. Al termine di una latitanza lunga 37 anni, dal carcere di Oristano - dove ha avuto la possibilità di leggere le sentenze sul suo conto - ha chiesto di parlare con il pm di Milano Alberto Nobili, capo dell'antiterrorismo, per ammettere che "quello che è stato ricostruito dalle sentenze, quello che riguarda i Pac, corrisponde al vero sia per i fatti che per le responsabilità". Nessuna intenzione di collaborare o fare nomi a caccia di improbabili sconti di pena, ma una sorta di "rito liberatorio" e un'occasione per "chiedere scusa ai familiari delle vittime", morti "per una guerra giusta". Obiettivi "precisi, che a loro avviso perseguitavano detenuti politici, persone che come Pierluigi Torregiani e Lino Sabbadin avevano ucciso dei rapinatori. Chiamavano i due commercianti 'i miliziani' perché armandosi si schieravano dalla parte dello Stato contro la criminalità, quindi erano soggetti che andavano puniti, perché se i poliziotti fanno il loro dovere i privati non si devono schierare". In particolare Battisti ha ammesso di aver sparato (almeno tre colpi, ndr) contro l'agente di custodia Antonio Santoro, ucciso il 6 giugno 1978 a Udine; di aver partecipato al delitto di Sabbadin, colpito a Mestre il 16 febbraio 1979, lo stesso giorno dell'agguato mortale contro Torregiani; di aver puntato l'arma e ucciso (con cinque colpi di pistola) Andrea Campagna, poliziotto in servizio alla Digos di Milano. Non solo: l'ex terrorista dei Pac ha partecipato anche al ferimento - sempre tra il 1978 e il 1979 - di tre persone, tutte gambizzate. In particolare ha sparato contro Diego Fava, 'colpevole' di non rilasciare abbastanza certificati medici ad alcuni operai, è stato condannato per aver preso parte all'azione contro l'agente di custodia del carcere di Verona Arturo Nigro e il medico della casa circondariale di Novara Giorgio Rossanigo.