Borsellino: fratello agente Traina, '27 anni di menzogne, omicidio di Stato-mafia' (4)
(AdnKronos) - Poi la corsa al reparto scorte, alla caserma Lungaro, "dove tanti colleghi piangevano disperati", e la verità. "In via D'Amelio arrivai in pochi minuti – racconta con la voce spezzata dalla commozione – e durante il tragitto, ancora incredulo, mi ripetevo 'Non può essere successo a Claudio'". Pochi minuti e una raffica di pensieri. Soprattutto quello di un ultimo abbraccio. "Invece quando sono arrivato ho visto quello scempio, un inferno di fuoco e fumo, l'odore acre della gomma bruciata mista a carne umana. Mentre mi avvicinavo sentivo del morbido sotto i piedi, calpestavo brandelli di corpi. Di Claudio non c'era più niente". Il racconto si interrompe. Luciano è sopraffatto dall'emozione. "E' come se fosse accaduto ieri. Sento ancora quell'odore, vedo i resti di quei corpi anneriti dal fumo, oltraggiati dalla violenza del tritolo. Una cosa terrificante". L'emozione lascia il posto alla rabbia e al presente. "Scarantino? Era un ladro di polli, mai la mafia si sarebbe potuta affidare a lui. Il bluff era noto a tutti, già da allora, ma nessuno per anni ha parlato. Per paura di ritorsioni e di vendette. Io sono stato abbandonato, isolato". Ventisette anni di bugie. "Adesso siamo stanchi - dice -. Mia madre non ha potuto dare l'ultimo bacio, l'ultima carezza a suo figlio. Due anni fa è venuta a mancare e con sé ha portato il suo tormento. Non è passato giorno in cui non mi abbia parlato di Claudio, in cui non mi abbia chiesto perché non l'avessi portata a vederlo per l'ultima volta. E io per tutto questo tempo le ho mentito. Prima di morire mi ha stretto forte la mano, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: 'Non abbandonare Claudio'. Questo dolore me lo porto dietro. Da sempre". Da quando quella mattina ha salutato suo fratello. Per un appuntamento la sera che non c'è mai stato.