Mafia: attesa per domani sentenza 'Borsellino quater', 'il più grande depistaggio della storia'
Palermo, 14 nov. (Adnkronos) - (di Elvira Terranova) - La "ricerca della verità" sulle stragi mafiose del 1992 "non si è mai fermata", nonostante siano trascorsi 27 anni. Perché gli italiani, "anche quelli nati dopo il 1992" hanno "tutto il diritto di avere risposte su quanto accadde quella domenica", del 19 luglio 1992 in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. E "lo sviluppo delle indagini sta via via delineando altre strade che, se doverosamente riscontrate, possono far individuare altri soggetti", anche esterni a Cosa nostra. Era iniziata con queste parole, lo scorso 17 settembre, la requisitoria fiume di Lia Sava, il Procuratore generale di Caltanissetta al processo d'appello del cosiddetto 'Borsellino quater'. L'ennesimo processo sulla strage di via D'Amelio che vede alla sbarra i boss palermitani Salvatore Madonia e Vittorio Tutino e i tre falsi pentiti Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. In primo grado Madonia e Tutino vennero condannati all'ergastolo, mentre Andriotta e Pulci a dieci anni di reclusione per calunnia. Reato prescritto per l'ex pentito Scarantino. Alla fine della requisitoria, l'accusa ha chiesto la conferma delle pene di primo grado per tutti gli imputati. Per i giudici di primo grado si trattò di “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana", come scrisse il Presidente della Corte d'assise, Antonio Balsamo, nelle motivazioni lunghe 1.856 pagine, dodici capitoli, un lavoro minuzioso di ricostruzione che ha rappresentato una tappa fondamentale nel difficile percorso di ricerca della verità. Adesso la Procura generale ribadiscono che "i congiunti di tutti gli uomini della scorta", i "servitori dello Stato che sono stati trucidati in via D'Amelio" hanno il "diritto di sapere e di comprendere fino in fondo, come e perché si giunse alla stagione delle stragi, anche al fine di cercare di lenire un dolore mai sopito, ma che addirittura si amplifica di fronte agli assordanti silenzi sia all'interno di Cosa nostra che all'interno di altri e più differenti contesti". E aveva aggiunto: "I magistrati devono continuare a raccogliere prove certe di responsabilità penali che consentano di addivenire a sentenze definitive di condanna per tutti coloro, anche in ipotesi, esterni a Cosa nostra, che possono avere concorso, a qualunque titolo, e per qualsivoglia scopo, alla realizzazione della strage di via D'Amelio e che, successivamente ai tragici eventi, possono avere mosso i fili, in maniera da determinare il colossale depistaggio delle relative indagini".