Mafia: depistaggio Borsellino, le lacrime del pm indagato Palma 'Io adoravo Paolo'/Adnkronos (2)
(Adnkronos) - Annamaria Palma a inizio udienza si siede sul pretorio e annuncia subito di volere rispondere alle domande dei pm. Da indagata di reato connesso avrebbe la possibilità di avvalersi della facilità di non rispondere. Ma decide di parlare. "Siccome faccio parte di questo Stato e siccome voglio contribuire a ricercare la verità anche in questo processo, intendo rispondere e non avvalermi della facoltà di non rispondere", spiega. Inizia così un confronto serrato, prima con i pm e poi, soprattutto, nel corso del controesame, con i legali delle parti civili degli imputati che furono condannati ingiustamente all'ergastolo per la strage di via D'Amelio, a causa delle dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino, gli avvocati Rosalba Digregorio e Giuseppe Scozzola. Con quest'ultimo ci sono due momenti di forte tensione. Buona parte dell'interrogatorio è fondata sulla gestione del pentito che ritrattò e poi ritrattò la ritrattazione Vincenzo Scarantino. "Si voleva accreditare come collaboratore di giustizia, mostrava la volontà piena di collaborazione, noi non abbiamo mai la percezione della falsità di Scarantino", spiega rispondendo alle domande del Procuratore aggiunto di Caltanissetta Gabriele Paci e del pm Stefano Luciani. Palma fu applicata alla Procura di Caltanissetta nel luglio 1994 per occuparsi delle indagini. "In quella prima fase - dice il magistrato - a me Scarantino non diede affatto l'impressione sulla base di quello che dichiarava, di un collaboratore che non voleva collaborare. Cercava di rispondere al meglio alle domande, poneva anche delle precisazioni, faceva di tutto per accreditarsi come collaboratore insomma". Palma racconta poi che nel 1994, ci fu una riunione in Dda a Caltanissetta in cui si decise di 'rivedere' da zero la posizione di Vincenzo Scarantino. "La decisione fu che prima di buttare a mare le dichiarazioni di Scarantino, dovevamo rivedere completamente tutto, rileggerlo da zero", dice. E aggiunge: "Nel 1994, per questa ragione il pm Di Matteo va da Scarantino. Sia io che il dottore Nino Di Matteo eravamo quasi messi da parte, sapevo che Ilda Bocassini non mi riteneva un referente valido", aggiunge. E sottolinea di "non avere mai ricevuto la nota con cui Ilda Bocassini e Roberto Sajeva esprimevano "perplessita' sulla posizione di Vincenzo Scarantino". E ribadisce i rapporti "freddi" con la pm Ilda Boccassini. Durante la gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino non ci sarebbero "mai stati contrasti" tra i magistrati che coordinavano l'inchiesta sulla strage di via D'Amelio, dice ancora la teste che aggiunge di non aver mai saputo che la ex collega Ilda Bocassini avesse scritto una nota in cui esprimeva dubbi sul collaboratore di giustizia.