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Il "limite democratico" voluto dai compagni e i 10 capolavori che potremmo perdere

Il paradosso: allora che cosa faremmo dei libri di Céline, Pound e Schmitt? Altro buco nell'acqua per la sinistra
di Alberto Busacca mercoledì 10 dicembre 2025

3' di lettura

«Non si condividono spazi con i nazisti». «Il fascismo non è un’opinione, è un crimine». «Bisogna mettere un limite democratico alla cultura». Nei giorni di “Più libri più liberi” e della richiesta di cacciare dalla kermesse la casa editrice “Passaggio al bosco”, abbiamo sentito tutti questi proclami altisonanti. Ma cosa succederebbe se davvero si volesse introdurre un “limite democratico” (copyright Christian Raimo)? Probabilmente “Passaggio al bosco” sarebbe esclusa dalle prossime fiere, ma bisognerebbe dimostrare che sia davvero “nazifascista”, cosa che i guru progressisti hanno dato per scontata ma che in realtà sembra una colossale sciocchezza... In compenso, ci sono diversi autori realmente fascisti o addirittura filo-nazisti che, stando alle teorie circolate nelle ultime ore, rischierebbero di essere messi al bando.

Facciamo un gioco, allora. E stiliamo la lista dei 10 capolavori che potrebbero finire al rogo (rogo democratico, naturalmente...). Iniziamo da uno dei più grandi romanzi del Novecento, il Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline. Essì, proprio lui. Il medico francese è stato apertamente filo-nazista e antisemita. Zerocalcare condividerebbe lo spazio con un tipo così? Difficile...

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Restando in tema, c’è poi il caso di Lucien Rebatet, autore in particolare del romanzo I due stendardi, apprezzatissimo anche dal presidente socialista francese François Mitterrand. «L’umanità si divide in due categorie», diceva Mitterrand, «quelli che hanno letto I due stendardi e quelli che non l’hanno letto». Bene.
Unico problema: anche Rebatet era un filo-nazista, condannato a morte e poi graziato dal presidente della Repubblica Vincent Auriol.

E per concludere con i collaborazionisti francesi merita una citazione Pierre Drieu La Rochelle, morto suicida nel 1945. Tra i suoi libri ricordiamo Fuoco fatuo, pubblicato in Italia anche da Garzanti. Rischieranno di essere esclusi pure loro dai prossimi eventi letterari?

Dalla Francia alla Norvegia, dove troviamo il premio Nobel Knut Hamsun, noto soprattutto per il romanzo Fame (Sì, pure lui si era fatto affascinare da Hitler, anche se secondo molti non era più totalmente lucido). E proseguiamo con i Cantos di Ezra Pound (sulle sue idee politiche filo-fasciste si è ampiamente discusso), con Il tamburo di latta di Günter Grass (che in età avanzata ammise di aver militato durante la guerra nelle Waffen SS) e con Terra e mare di Carl Schmitt (che rischiò di essere processato a Norimberga).

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E gli italiani? Già, i “maledetti”, i “fascisti”, ce li abbiamo anche noi. Eccoli qui, con tre opere diversissime tra loro: Il male oscuro di Giuseppe Berto, Genesi e struttura della società di Giovanni Gentile e Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello, premio Nobel e fascista del quale naturalmente si potevano citare molti altri capolavori...

E quindi? Cosa fare di questi libri? Il punto è che leggerli non ci fa diventare automaticamente fascisti o nazisti. Ognuno di noi sa, o dovrebbe sapere, distinguere tra il valore di un’opera e le idee politiche di chi l’ha scritta. Tarmo Kunnas, storico finlandese, ha raccolto in un libro le storie di ottanta intellettuali sedotti da Mussolini o Hitler. «La lotta contro il fascismo», ha scritto, «non dovrebbe comportare ostilità verso la cultura. Non c’è ragione di appiccare la miccia di nuovi roghi di libri». Ecco, appunto. Poi, chi vuole, può anche leggere soltanto Raimo, Zerocalcare o Caparezza. Questione di gusti...

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