Bce, Mario Draghi: "Possibile il Quantitative easing". Mutui e consumi, ecco cosa cambia
"Misure straordinarie? Sono possibili". Così il presidente della Bce Mario Draghi mette in caldo il bazooka anti-crisi, anticipando che a ottobre la Banca Centrale Europea inizierà ad acquistare titoli semplici (Abs) e poi, in base alla reazione dei mercati, non si esclude l'acquisto dei titoli di Stato. Un annuncio fondamentale (che non farà piacere ad Angela Merkel) nel giorno in cui la Bce ha deciso un nuovo taglio del costo del denaro che avrà un effetto positivo sui mutui (il tasso di rifinanziamento principale, è scivolato al minimo storico passando dallo 0,15 allo 0,05%). In attesa di un altro, fondamentale intervento. Anche se c'è chi vede nella decisione odierna della Bce un "compromesso al ribasso" imposto proprio da Berlino, di sicuro si preparano settimane di scontri cruenti tra Eurotower e governo tedesco. Costo del denaro giù: cosa cambia per mutui e Bot Verso il Quantitative easing - In autunno, dunque, sapremo se la Banca Centrale Europea proseguirà sulla strada di uno pseudo-immobilismo gradito alla Germania, oppure se essa proverà a rendersi più simile alla Federal Reserve americana, propendendo per un acquisto massiccio di titoli di Stato e diventando, come molti auspicano, prestatrice di ultima istanza. Dopo le polemiche nate in seguito al vertice di Jackson Hole, alcuni osservatori sostengono che Draghi ripiegherà su posizioni più concilianti con il Merkel-pensiero, ma sui mercati è forte l'aspettativa dell'annuncio di un'operazione di Quantitative Easing (Qe), ovvero un piano di acquisti da 1.000 miliardi, di cui il 60% riguarderà titoli di Stato, da realizzarsi tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015. Tali acquisti, aumentando la massa di moneta circolante,avrebbero come obiettivi principali quelli di stimolare la domanda, favorire l'aumento dei prezzi (riportando dunque l'inflazione a livelli accettabili) e accrescere la produttività delle aziende. Ma vediamo quali sono, secondo i sostenitori delle misure di stimolo, gli effetti che un'operazione di questo tipo avrebbe sulla nostra economia e che permetterebbero il raggiungimento di quegli obiettivi: Più consumi - Un aumento generalizzato della fiducia dei consumatori. L'abbassamento dei tassi di interesse che si produrrebbe sui titoli oggetto del Qe produrrebbe una reazione a catena sulle altre classi di titoli finendo per incoraggiare le decisioni di spesa. Soprattutto quelle delle famiglie che si troverebbero in possesso di titoli con un valore più alto. Più investimenti - Effetti positivi sul bilancio pubblico. Il calo dei tassi a lungo termine, unito al nuovo metodo di calcolo del Pil (che conterrà le nuove voci della ricerca e delle attività sommerse), permetterebbe alla nostra economia di risentire in maniera minore del tetto del 3% tra deficit e Pil. Tutto ciò aprirebbe scenari importanti sul fronte degli investimenti per la crescita, tanto invocati dal premier Matteo Renzi. Mutui più "facili" - Le banche ne uscirebbero rafforzate. Questo perché potrebbero sceg liere di cedere titoli alla Bce realizzando significative plusvalenze ma anche perché potrebbero approfittare delle condizioni più favorevoli sul mercato azionario per realizzare i necessari aumenti di capitale. Inoltre, resisterebbero meglio agli stress test a cui verranno sottoposte dalla Bce. E' chiaro che un'operazione di questo genere costituirebbe il primo passo verso quella "unione bancaria" da molti auspicata. Più esportazioni - Aumenterebbero le esportazioni. Se la Bce, uniformandosi alla Fed e alle altre bance centrali, iniziasse ad acquistare anche titoli esteri, il valore dell'Euro si abbasserebbe e i nostri esportatori farebbero meno fatica a piazzare i propri prodotti sui mercati esteri. Tuttavia, una misura di stimolo dell'economia così invasiva, di fatto keynesiana, non è immune da critiche. Soprattutto da parte di chi predilige un approccio più liberale alla materia. Costoro ritengono che ciò voglia dire drogare l'economia andando ad aggravare ancora di più i problemi. Inoltre, sono in molti a sostenere che non è automatico che ciò che funzioni per l'economia americana, possa fare altrettanto in Europa. di Nicolò Petrali