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Lavoro, l'Ilva chiede cassa integrazione per 6.500 operai

Durerà 24 mesi. La richiesta nell'ambito della bonifica industriale prevista dall'Aia

Sebastiano Solano
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  L'Ilva di Taranto ha chiesto al governo la cassa integrazione straordinaria per 6.500 operai, nell'ambito della bonifica industriale dello stabilimento, così come richiesto dall'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata dal Ministero dell'ambiente. La Cigs, si apprende da fonti sindacali, durerà 24 mesi, a partire dal 3 marzo 2013, mentre proprio il giorno prima scade la cassa integrazione di 2600 operai dello stabilimento.  Nessun esubero - In una nota, la società sottolinea come ”allo stato attuale non si ravvisano situazioni che potranno determinare esuberi di natura strutturale", precisando quindi che "entro il termine della cassa per ristrutturazione, terminati gli adempimenti chiesti dall'Aia, si perverrà gradualmente ai livelli produttivi programmati ed al richiamo in attività di tutto il personale sospeso”.  Le reazioni - I sindacati, ovviamente, non sono del tutto convinti e annunciano battaglia:"Se da un lato è una buona notizia - commenta il segretario nazionale della Uilm Rocco Palombella - perché ci conferma l'intenzione dell'azienda di restare a Taranto ed investire sul futuro della fabbrica, dall'altro sono numeri da brivido che ovviamente puntiamo a ridurre in sede di trattativa. Di positivo c'è che non sono previsti esuberi, almeno secondo quanto dichiara l'azienda ma saranno due anni di lacrime e sangue". L'azienda annuncia investimenti - E in effetti, il complesso siderurgico annuncia un piano d'investimenti pari a 2,25 miliardi di euro, finalizzati all'adempimento degli obblighi derivanti dall'Aia. La decisione dei vertici dell'Ilva arriva  due mesi della decisione della Consulta, che dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità del cosiddetto 'decreto salva-Ilva'  

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