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Imprese, arriva la mazzata sull'Imu,a rischio la deducibilità del 50%,e la Service Tax diventa un macigno

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Per salvare le case il governo scorda gli imprenditori. Dopo la retromarcia sull'Irpef, l'esecutivo rimanda la detrazione dell'Imu sui capannoni industriali

Ignazio Stagno
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Per salvare le case, il governo scorda le imprese. La deducibilità del 50 per cento dell'Imu per i capannoni industriali, che era uno dei punti di forza del decreto sull'imposta sugli immobili, resta, per ora in freezer. Il provvedimento è finito su un binario morto dopo che il governo ha rinunciato al ripristino dell'Irpef (nella misura del 50%) sugli immobili sfitti a disposizione (seconde, terze case). Questa rinuncia comporta una perdita di gettito per il 2014 per 1,6 miliardi, al quale tutte le bozze elaborate a tutto giovedì sera a via XX settembre avevano vincolato la deducibilità ai fini Ires e Irpef (ma non Irap) per le imprese. La discussione sulla deducibilità dunque viene rimandata alle prossime settimane facendo leva su emendamenti al decreto varato mercoledì dal Governo o sulla legge di stabilità. Le attese delle imprese sono state tradite. La stessa soluzione della deducibilità al 50% a fini Ires e Irpef non conviceva già  soddisfatto il mondo produttivo che da tempo chiede a gran voce anche la deducibilità Irap. Ma il peso fiscle per le imprese richia di diventare ancora più insostenibile. Mazzata Tares -  La Tares che debutta quest'anno sostituendo la Tarsu o la Tia, rischia di tramutarsi in una vera e propria stangata, soprattutto per gli imprenditori. A denunciarlo è la Cgia di Mestre secondo cui, rispetto al 2012, su un capannone di 1.200 mq l'aggravio medio sarà di 1.133 euro (+22,7%), su un negozio di 70 mq (superficie media nazionale), l'asporto dei rifiuti costerà 98 euro in più (+19,7%), su una abitazione civile di 114 mq (superficie media nazionale) l'applicazione della Tares comporterà un aumento di spesa di 73 euro (+29,1%). Nodo Service Tax - Intanto il governo va avnti sul fronte Service Tax, il nuovo balzello immobiliare e sui servizi dei Comuni. La prima componente della Service Tax è la Tari, la tassa sulla raccolta dei rifiuti e dovrebbe in parte riproporre la Tares. Vi sarà soggetto chi occupa degli immobili o delle aree che producono dei rifiuti. In nome dell'equità, dovrà essere introdotto un meccanismo che agganci l'imposizione alla tipologia di rifiuti prodotto, alle superfici occupate, al numero di persone che si trovano all'interno degli immobili. Poi ci sarà anche la Tasi che è a carico di chi occupa gli immobili e le aree e riguarda i cosiddetti "servizi indivisibili", che si pagano in funzione del valore dell'immobile e riguardano l'illuminazione stradale, l'arredo urbano, i trasporti e la manutenzione delle strade. Ai comuni il balzello -  L'imposta però sarà gestita dai Comuni che potranno aumentare le aliquote sulla Tasi ma rimanendo entro il limite del 6 per mille, quello cioè che consentirebbe di replicare il gettito che sarebbe derivato dall'applicazione dell'imposizione più aspra possibile sull'Imu per la prima casa. L'estensione della Service Tax agli inquilini ha fatto scattare l'allarme della categoria. Secondo i conteggi della Uil, nella situazione attuale in media una casa in affitto costa 2.531 euro ai proprietari tra Imu e cedolare secca. Il conto scende quest'anno a 2.164 euro grazie al calo della cedolare secca dal 19 al 15 per cento, ma all'inquilino vanno 34 euro di conto della parte dei servizi della Tares. (I.S.)  

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