Governo: Ascom Padova, il prossimo affronti costo lavoro, e giornate chiusura
Padova, 13 mar. (AdnKronos) - "Se in Parlamento non si troverà una maggioranza e dunque non si potrà fare un governo "politico", l'alternativa, per tutti, sembra essere il ricorso a nuove elezioni dopo "aver fatto una nuova legge elettorale e poche cose". Anche se nessuno sembra in grado di specificare quelle "poche cose". Io invece dico di più: qualsiasi sia il governo e qualsiasi sia la sua ipotetica durata, le "poche cose" vanno fatte subito. Ed in proposito noi abbiamo le idee chiare". Esce allo scoperto il presidente dell'Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin, e dopo aver consegnato ai partiti, in sede di campagna elettorale, una lista con le cose da fare e dopo avere condensato quelle cose in un "decalogo", ora riduce a tre gli interventi che, a suo giudizio, non possono essere procrastinati. Nemmeno se non si dovesse giungere alla nascita di un governo. "Le imprese del commercio, del turismo e dei servizi - continua il presidente dell'Ascom Confcommercio di Padova - non chiedono la luna, vogliono però un cambio di passo". "Richiesta numero uno. Abbiamo la necessità - elenca Bertin - che si intervenga sul costo del lavoro senza però aumentare l'Iva. In altri termini abbiamo bisogno di compensare meglio i nostri collaboratori senza gravare sui costi aziendali e senza arrivare ad uno scambio "cuneo fiscale contro aumento dell'Iva". L'aumento dell'Iva, infatti, avrebbe un effetto "gelante" sui consumi (si parla di oltre 20 miliardi in tre anni), consumi che, con difficoltà, stanno tornando ai livelli pre-crisi". "Richiesta numero due. L'Italia - continua Bertin - è il Paese dei mille borghi e delle cento città. E' lì che chi si appresta a governare (per 5 anni o per qualche mese) deve azionare le leve dello sviluppo. Questo significa investire sulla riqualificazione urbana, sul rialzare le serrande abbassate, in altri termini sulla ripresa del commercio là dove si può sviluppare il turismo. Creare grandi strutture ai margini delle città come stanno facendo certi sindaci anche del nostro territorio, è una prospettiva miope che ipotecherà, in senso negativo, il futuro dei nostri figli e nipoti per i prossimi cent'anni".