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Lavoro: carriere discontinue e meno paradigmi, il futuro secondo Assolombarda (2)

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(AdnKronos) - Una delle certezze è che "non ci troviamo davanti alla fine del lavoro, come tante volte è stata immaginata in passato", chiosa Francesco Seghezzi, direttore della Fondazione Adapt. "Il problema non è nei numeri ma nella profonda trasformazione che avverrà: circa il 44% dei lavoratori nei prossimi dieci anni cambierà le sue mansioni e questo è un processo che può essere governato". Come? Con la formazione e con il territorio, che torna centrale attraverso le reti di impresa. Un reddito per chi non trova lavoro non è di per sé sbagliato, secondo Assolombarda. "E' giusto intervenire socialmente su chi è in difficoltà, ma il reddito di cittadinanza - dice Bonomi - non crea sviluppo e lavoro. Ed è proprio perché noi vogliamo riportare al centro il lavoro che parliamo di qualcosa di diverso dal reddito di cittadinanza, che non interviene sui fattori abilitanti alla crescita del lavoro". Anche il tema della sicurezza evolverà: con lo smartworking, va esteso dalla "fabbrica chiusa all'intero ecosistema, all'intera città". Non è detto, poi, che mansioni meno rigide, porteranno a guadagnare meno: "In alcuni mestieri, slegare il concetto di prestazione dall'orario può portare a retribuzioni superiori". L'auspicio dell'associazione di industriali è che ci sia, adesso, "un grande confronto con i sindacati, su tutti i temi". Il libricino nasce "da una grande ambizione: quella di tornare a far sì che questo Paese produca pensiero, perché è da troppi mesi che è fermo", sottolinea ancora il presidente di Assolombarda. "Noi abbiamo la responsabilità, da ceto dirigente, di dire quello che serve al Paese: questo è il nostro contributo per il Governo, i sindacati, le istituzioni locali e Confindustria".

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