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Spread, le dritte dei risparmiatori: come arricchirsi con la manovra grillina

Matteo Legnani
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Uno studio della Bce calcola che a un aumento del debito pubblico del 10 per cento corrisponde un aumento dello spread di 100 punti. L' ufficio parlamentare di bilancio italiano, a fine 2017, ha stimato che uno shock di 100 punti dello spread comporta una crescita della spesa per interessi di circa 1,8 miliardi nel primo anno, di 4,5 miliardi nel secondo e di 6,6 miliardi nel terzo. Di conseguenza il fabbisogno, in questo caso dovrebbe crescere di 0,1% punti di pil nel primo anno dello 0,3% nel secondo, dello 0,4% nel terzo. Basta una semplice moltiplicazione per prevedere quel che potrebbe accadere se lo spread Italia/Germania (pari a 200 punti se si considera la diversa salute delle finanze pubbliche) prendesse il volo oltre i 300 punti, come paventano molti analisti. O, peggio, se si riproducesse lo scenario da incubo del 2011, quando la forbice toccò quota 575. In tal caso, secondo i conti di Carlo Cottarelli, l' impatto su famiglie e imprese potrebbe arrivare a 14 miliardi. Perché l' emergenza non si limiterebbe alla finanza pubblica. Ancor più pesanti sarebbero le conseguenze sui prestiti delle banche, più cari e in minore quantità, sia nei confronti delle imprese che delle famiglie. Per ora siamo lontani da questo abisso, in realtà non giustificato dalla prospettiva di un deficit di bilancio del 2,4%, ancora largamente all' interno dei parametri di Maastricht. Ma la prospettiva non è esclusa dai mercati. Anzi, i più danno per molto probabile la retrocessione del debito italiano da parte di Moody' s e di Standard & Poor' subito dopo la presentazione della manovra a Bruxelles il 15 ottobre. Leggi anche: Mattarella, come e perchè potrebbe rispedire la manovra al mittente Il debito - Molti analisti, nell' attesa dei numeri, ritengono peraltro che gli impegni presi dal governo gialloblu siano destinati a far salire il deficit ben oltre il 2,4% annunciato. Di qui il fosco presagio di una riduzione del rating italiano di un paio di "notch" come si dice in gergo, ipotesi già avanzata da Goldman Sachs. In tal caso i Btp finirebbero nell' inferno dei "titoli spazzatura" senza rating e, quel che più conta, l' Italia non potrebbe più scontare i propri titoli allo sportello della Bce per attingere liquidità. Sulle banche si scatenerà così un effetto domino: il calo di valore del magazzino di Btp scenderà di valore obbligando gli istituti a ridurre i prestiti alle aziende e a stringere il rubinetto dell' erogazione dei nuovi mutui. Oltre all' aumento dei prestiti a tasso variabile. La partita dello spread, insomma, non riguarda solo la grande finanza o gli speculatori in Borsa ma è destinato a trasmettersi un po' a tutti. A partire ovviamente dai risparmiatori che hanno impegnato in Btp (o direttamente o attraverso i fondi di investimento) una parte rilevante dei propri averi, cioè una parte considerevole di quei 4 mila miliardi e rotti di patrimonio che rappresentano la vera arma su cui può fare affidamento l' Italia. Molti si sono chiesti se, di fronte al rovescio di venerdì, non sia di nuovo suonato l' allarme rosso per i nostri titoli. È così? Non è affatto detto in realtà che le Cassandre abbiano ragione. Molto dipenderà dal testo definitivo, che potrebbe riservare qualche sorpresa positiva. È l' opinione di una parte del mercato, soprattutto tra gli operatori di casa nostra, che hanno apprezzato la cautela nelle reazioni di Bruxelles. Venerdì, fa notare Alessandro Balzotti di Jci Capital i titoli a breve italiani hanno retto meglio di quelli a lungo, il che sta ad indicare che i mercati non temono che nel breve, almeno fino alle elezioni europee di maggio, si scatenerà uno scontro frontale con l' Ue. Secondo questo scenario, dice il gestore, «la parte a breve della curva rappresenterebbe un' occasione di acquisto stimolante» in caso di discesa. Al contrario, i titoli a lungo potrebbero richiedere un maggior premio per giustificare un acquisto. IWall Street Journal - Ancor più ardito Jon Sindreu del Wall Street Journal che, in netta controtendenza rispetto all' allarme della maggior parte della stampa internazionale, sostiene che gli investitori, invece di concentrarsi sul rapporto debito/pil al 2,4%, dovrebbero dedicare più attenzione ad un' altra percentuale: più del 50% degli italiani, secondo i sondaggi, è contrario all' uscita dall' euro. «È il dato fondamentale» spiega l' analista sottolineando che l' adesione alla moneta unica si è rivelata decisiva per scongiurare l' uscita della Grecia. «Un deficit del 2,4% - continua - è inferiore al vincolo del 3% ed è improbabile che si avvii per questo una guerra politica. Fino a che l' appoggio all' euro non si sbriciola c' è una regola per gli investitori di lungo termine: se i rendimenti dei bond di un qualsiasi Paese dell' area euro sono superiori a quelli della Germania, comprateli». Specie adesso che i nostri Btp pagano il 2,7% in più dei Bund. di Ugo Bertone

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