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Carige, Malacalza a sorpresa lascia il vertice. Poi il sì all'aumento di 700 mln

Giulio Bucchi
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Banca Carige si allontana dal crac. Vittorio Malacalza, presidente di Malacalza Investimenti e socio di maggioranza relativa dell'istituto genovese con il 27,5% del capitale, ha sì lasciato a sorpresa in auto l'assemblea straordinaria dei soci, che però alla fine ha deciso per il rafforzamento patrimoniale della banca. Lasciando il Tower Hotel dell'aeroporto di Genova, dove si svolgono i lavori assembleari, Malacalza non ha voluto rilasciare commenti. Ha dribblato i giornalisti dicendo: "Faccio quello che io ritengo". Secondo quanto si apprende, era previsto un suo intervento in chiusura della fase delle domande ai commissari straordinari.  Leggi anche: Truffati dalle banche, nuova minaccia. Il fondo potrebbe non bastare Il mondo finanziario ligure e italiano era in fremente in attesa. "Sono qui per votare sì e salvare la banca. Il mio investimento oramai l'ho perso ma la perdita della banca sarebbe una tragedia per Genova", ha spiegato ai giornalisti Aldo Spinelli, che detiene l'1% delle azioni di Carige. Malacalza già alla vigilia della riunione veniva descritto come "critico" nei confronti del piano di rilancio messo a punto dai commissari. È stato lui, in ogni caso, a fare la differenza e a decidere con il suo voto il sì a una operazione da 900 milioni complessivi (700 di aumento di capitale e 200 di bond).  Del fallimento di Carige si parlava già dalla primavera 2016. Era il periodo del crac delle popolari venete e oggi come allora il Piano B prevede un salvataggio su modello di Veneto banca e Popolare di Vicenza: "Perdite coperte dal contribuente - spiega la Stampa -, immobili e clienti ceduti a un concorrente, forse Unicredit". Non ci sarà spazio per l'ipotesi nazionalizzazione, giudicata "troppo costosa" e "contraria alle regole europee". 

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