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Imprese: Pwc, in Italia una su 4 e' vittima di frodi economiche

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Milano, 19 feb. (Adnkronos) - In Italia un'azienda su quattro (23%) negli ultimi due anni è stata vittima di crimini economici, mentre a livello mondiale la percentuale arriva al 37%, toccando un'impresa su tre. Questi sono alcuni dei dati comunicati dalla Pwc nella 'Global crime survey 2014', indagine condotta su 5200 aziende di 95 Paesi, che analizza il fenomeno delle frodi economico-finanziarie.L'Italia, secondo i risultati dell'indagine, in due anni ha visto aumentare la cifra relativa alle frodi finanziarie, passando dal 17 al 23%. Tuttavia, il dato del Belpaese si posiziona al di sotto della media mondiale (37% di aziende colpite). Dalla ricerca è emerso anche che ci sono Stati come Sudafrica e Ucraina in cui sono state rilevate percentuali che si aggirano intorno al 70%. Ma il fatto che il dato italiano sia così basso non deve tradursi automaticamente nell'idea che nella penisola ci siano poche frodi; infatti, come spiega Alberto Beretta, partner forensic services di Pwc: "Possono verificarsi situazioni in cui i casi di crimini economici non vengono intercettati o, ancora, può darsi che tra gli imprenditori ci sia una certa riluttanza ad ammettere di essere stati vittime di un inganno".In Italia, sempre facendo riferimento ai dati della 'Global crime survey', la tipologia di frode più diffusa è l'appropriazione indebita (65%), seguita dalle varie forme di cybercrime e di raggiri contabili (22%). Registrano, invece, una percentuale più esigua, intorno al 13%, le varie forme di corruzione, le violazioni della proprietà intellettuale, le frodi nell'area degli approvvigionamenti e quelle fiscali. In merito al fenomeno del cybercrime, tra gli impatti che preoccupano maggiormente, ci sono i danni repuazionali (65%), i rischi legati alla violazione di normative (64%), le perdite finanziarie derivate dalla frode informatica (60%) e la possibile interruzione dei servizi dovuti a sistemi informativi centralizzati (59%). Inoltre, il sondaggio rileva che il 3% delle aziende ha subito questo genere di attacchi attraverso social network come Facebook e Twitter.

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