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Def, la velina a poche ore dall'annuncio: "Italia, a ottobre rating spazzatura". La profezia sul collasso

di Giulio Bucchi domenica 30 settembre 2018

2' di lettura

Una velina a tempo di record. La manovra in deficit di Lega e M5s, con il temutissimo 2,4% nel Def annunciato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è ancora una ipotesi, perché tutti si deciderà tra un mese, comprese le trattative (difficilissime) con l'Unione europea. L'Armageddon in Borsa, venerdì mattina, forse non ci sarà: l'euro resta stabile nei confronti del dollaro e Piazza Affari in pre-apertura cala dello 0,8%, male ma non malissimo, anche se poi a metà mattinata il rosso sale ben oltre il -2% e a -4% dopo 4 ore esatte dall'apertura, con lo spread che supera quota 280 e si avvicina pericolosamente a quota 300.  Leggi anche: "Facciamo come Macron", "Impossibile". Retroscena sul braccio di ferro Salvini-Giorgetti Ma mentre i grillini festeggiano in piazza con una sceneggiata da commedia all'italiana, sul Corriere della Sera compaiono già alcune profezie nefaste sul futuro della nostra economia e del governo. "La sfida sfrontata dei politici alle competenze tecniche presenti nelle istituzioni -  scrive Federico Fubini, riguardo alla "sconfitta" del rigorista ministro dell'Economia Giovanni Tria - e soprattutto dato il peggioramento del deficit, è inevitabile che le agenzie di rating reagiscano". "In ottobre - spiega il Corsera - S&P o Moody's possono declassare il debito italiano a un passo o sotto il livello spazzatura. Gli investitori di ogni tipo, dai fondi newyorkesi che comprano debito pubblico alle piccole imprese dei distretti, faranno un passo indietro. Il sistema finanziario e l'intera economia rischiano di entrare in tensione". Il problema non è solo economico, ma politico: Tria è uscito con le ossa rotte dal confronto con Salvini e Di Maio. Il ministro era la vera garanzia per mercati, Bce, Ue e Fmi, che ora "hanno perso la loro polizza assicurativa, e sarà così anche se il ministro restasse al suo posto. Ma da ieri la sua parola vale inevitabilmente di meno".

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