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Mario Draghi chiede a Matteo Renzi un'altra manovra

di Andrea Tempestini domenica 15 giugno 2014

2' di lettura

Mario Draghi ha voluto ribadire ieri che il bazooka è pronto. E che, se necessario, la Bce «interverrà con prontezza» non solo «attraverso un ulteriore allentamento della politica monetaria» ma anche con «strumenti non convenzionali». Quanto all’Italia, il presidente dell’Eurotower è voluto entrare ufficialmente nel «club dei gufi». Quelli che Matteo Renzi accusa di tifare contro l’Italia. Nel consueto bollettino mensile, infatti, la Bce è tornata a girare il coltello nella piaga dell’indebitamento e del mancato rispetto degli impegni da parte del nostro Paese, confermando quanto detto lo scorso 2 giugno dalla Commissione Ue. E chiedendo di fatto una manovra correttiva per il 2014. Bruxelles aveva chiesto «sforzi aggiuntivi» per rimettere in equilibrio il bilancio dello 0,6% del pil (9 miliardi circa). La musica cambia poco per la Bce. «Nell’aggiornamento del programma di stabilità per il 2014», hanno criticato dall’Eurotower, «il governo ha apportato un aumento significativo all’obiettivo di disavanzo per il 2014 (al 2,6% del pil, dall’1,8 precedentemente previsto), mentre ha lasciato praticamente invariato l’obiettivo per il 2015 all’1,8% del pil». Inoltre «il governo ha rinviato il conseguimento dell’obiettivo di medio termine dal 2014 al 2016». La sostanza è che per quest’anno «l’intervento strutturale pianificato è inferiore ai requisiti stabiliti dal meccanismo preventivo del Patto di Stabilità». Quanto al debito, la Bce ha voluto ricordare al governo che l’Italia si trova nel triennio di transizione (2013-2015) per l’osservanza del parametro di riferimento per il debito. E che secondo le previsioni di primavera della Commissione «richiede un aggiustamento lineare strutturale minimo annuo dello 0,7% del Pil fino alla fine del periodo in esame». Poco incoraggiante è anche l’analisi dell’Aibe, l’associazione delle banche estere, che ieri ha fatto il punto sul nostro Paese senza purtroppo cogliere, malgrado il decreto Destinazione Italia e il grande otimismo di Renzi, alcuna soluzione di continuità rispetto al disastro degli anni precedenti. «Le valutazioni dei principali operatori finanziari esteri che investono in Italia, raccolti nei primi mesi del 2014», si legge nel rapporto, «definiscono l’attrattività del sistema Italia ancora in una situazione critica (a quota 33 in una scala da 0 a 100)». Per tutta risposta il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha ammesso che «i compiti a casa non fiscono mai», ma ha anche annunciato «un nuovo pacchetto di misure» non solo per «uno stimolo immediato ma volte a cambiare il sistema degli incentivi in base al quale il finanziamento va all'economia». Si tratterebbe, ha spiegato, «di potenziamento della garanzia pubblica, maggior partecipazione al finanziamento alle imprese di infrastrutture, misure per favorire l’apporto di capitale proprio». (S.IAC.)

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