Qualcosa si muove tra i riformisti del Pd. E a smuovere le acque è un nome legato alla storia del Pd. Non tanto, non solo, come ex deputato, ma come esperto di comunicazione, ruolo in cui fu decisivo nel far emergere alcune leadership nuove del centrosinistra, da Francesco Rutelli a Matteo Renzi. Si tratta di Michele Anzaldi. Sui social ha lanciato, ieri, una proposta apparentemente banale: perché non organizzare un caffé tra Arturo Parisi, padre nobile del Pd, e Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, entrambi, in questi giorni, protagonisti di uscite sui giornali molto critiche nei confronti della segretaria del Pd, alla luce dei risultati del referendum?
«Chi ha a cuore le sorti del futuro del campo democratico», ha scritto Anzaldi in un post, «farebbe bene a organizzare al più presto un caffè tra il professor Arturo Parisi e l’onorevole Pina Picierno, alla luce delle loro interessanti interviste al Foglio e al Riformista. Io sarei ben contento di organizzarlo». E ha postato entrambe le interviste.
Entrambi gli interpellati hanno risposto. Parisi ha detto di concordare e ha citato le parole di un altro padre nobile del Pd, Pierluigi Castagnetti, che si è espresso con parole durissime in questi giorni: «Senza una opposizione il Paese va a sbattere». E Parisi le ha chiosate così: «Senza una alternativa la democrazia è priva di senso». Commentando che, «a due anni dalla Costituzione del Nuovo Pd, col disfacimento del primo è giunto il tempo di tirare le somme e riscoprire il Pd».
La vicepresidente del Parlamento europeo, Picierno, in questi giorni ha criticato su vari giornali la linea di Schlein ed è uno dei nomi che vengono fatti in ambienti riformisti in vista del prossimo congresso, come possibile sfidante di Elly. La sua risposta non si è fatta attendere: «Sarei onorata, il professor Arturo Parisi è un riferimento prezioso», ha scritto, in risposta al post di Anzaldi. Dopo questo scambio di risposte, il telefono di Anzaldi non ha smesso di squillare per ore: parlamentari, consiglieri comunali e regionali, quadri, dirigenti, ex parlamentari. Tutto un mondo - per semplificare possiamo definirlo ex Margherita o riformista o moderato - che da tempo è in sofferenza, non si sente rappresentato, vede il Pd guidato da Schlein diretto verso una deriva destinata a far perdere le elezioni al centrosinistra. Il punto è che questo malumore ogni tanto emerge, ma non ha la forza di organizzarsi e quindi di contare. Energia Popolare, l’area che si è formata attorno al candidato alle primarie che è uscito sconfitto, Stefano Bonaccini, di fatto ha scelto di non disturbare la segretaria, collaborando più che facendo da opposizione interna (del resto sono anche in segreteria).
Ma il malumore, anziché scemare, è perfino aumentato. Finora, però, è emerso attraverso singole voci: Parisi, Picierno, ma anche Luigi Zanda, ex capogruppo del Pd al Senato, ed Ernesto Maria Ruffini, guardato come possibile federatore, poi come leader di un partito di centro, ora singola personalità che si muove nel centrosinistra. «È inutile che continuino a parlare singolarmente», dice a Libero Anzaldi, «perché non si prendono un caffè e cominciano a capire se c’è veramente uno spazio per le tante persone che si sentono sottovalutate e cancellate, per chi ritiene che, così, il Pd va a sbattere?». Nei mesi passati qualche tentativo è emerso. Ma è sempre durato lo spazio di 48 ore. A un certo punto Goffredo Bettini, personalità peraltro lontana da questo mondo, ha fatto anche il nome di Francesco Rutelli come federatore di un’area di centro. E Bettini, ancora ieri, è tornato a farsi sentire ribadendo la «necessità di un soggetto che raccolga le forze liberali, repubblicane e moderate che non intendano in alcun modo sottostare alla destra italiana né sostenere il suo fallimento di governo». L’ha chiamato “tenda dei moderati”.
Sassi lanciati nello stagno che, però, nessuno ha raccolto seriamente. «L’iniziativa, secondo me auspicabile, è doverosa», ha detto alla Dire anche Luigi Meduri, già presidente della Regione Calabria ed ex sottosegretario di Stato, «dare sostegno alle idee riformiste nel centrosinistra significa rafforzare le idee costruttive per il benessere dei cittadini e del Paese».
L’idea di Anzaldi, condivisa da tanti, come dimostra il seguito che ha avuto la sua proposta, è di innescare un movimento che apra il Pd, come accadde con l’Ulivo o con la Margherita. Mettendo insieme anche nomi che, ieri, non sono intervenuti ma che non è difficile immaginare condividano queste riflessioni, a partire da Paolo Gentiloni.