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La Germania ammette: "Il nostro surplus di esportazioni danneggiano l'Eurozona"

di simone cerroni domenica 9 marzo 2014

2' di lettura

La speranza è l'ultima a morire, e questa volta molto probabilmente non morirà. Per la prima volta dall'inizio dell'eurocrisi, il governo tedesco ha riconosciuto che il surplus delle esperotazioni fatto registrare dalla Germania negli ultimi anni ha danneggiato la stabilità dell'Eurozona. L'ammissione è contenuta in un documento interno del ministero dell'Economia del governo di Angela Merkel, che la Süddeutsche Zeitung ha potuto visionare in anteprima: "È scritto senza alcuna riserva che un'eccessiva e duratura diseguaglianza dei bilanci commerciali fra i singoli Stati europei costituisce un danno per la stabilità dell'Eurozona", ha messo in evidenza il quotidiano bavarese. A tal riguardo anche la Commissione europea accusa la Germani, e questa mattina, rendendo note le valutazioni sui progressi compiuti dagli stati membri dell’Ue per far fronte agli squilibri macroeconomici, ha bacchettato la Germania per l’eccesso di surplus. Un'eccesso di surplus - Sonno anni che gli economisti, in particolare gli americani, lo dicono: "Le grandi eccedenze di un paese producono altrove debito". Una tesi sostenuta con forza anche dai Paesi colpiti dalla crisi, come Italia, Portogallo e Spagna, sempre più strozzati dal monopolio tedesco in vari settori e da una disuguaglianza dei fondamentali economici crescente. Una condizione questa, secondo il diritto economico dell'Unione, che si attualizza quando uno Stato realizza per lungo tempo un disavanzo o un attivo superiori al 6% del Prodotto interno lordo. Un limite che originariamente era stato posto al 4%, ma che il governo tedesco è sempre riuscito ad aggirare, ottenendo, senza sanzioni, una crescita del 7,3 per cento nel 2013 e un incremento di quasi 200 miliardi di euro. Una cifra che ha permesso alla Germania di avere la più alta eccedenza di esportazione in tutto il mondo e una crescita dello 0,4 per cento del Pil nell'ultimo trimestre del 2013 secondo Destatis, ente statistico ufficiale della Bundesrepublik. La risposta tedesca - La Germania però potrebbe non inchinarsi ai tuoni e i fulmini sono arrivati da Buxelles. Lo stesso documento governativo accenna solo marginalmente alla responsabilità delle aziende tedesche e riconduce le cause a una "serie sfaccettata e complessa di fattori". Tra queste la scarsa capacità competitiva degli altri Paesi e delle loro imprese, incapaci di reggere il confronto con la dinamicità delle aziende tedesche.

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