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Retrofront del Governo sui tagli alle tredicesime

Il Premier: "Nessuno toccherà le tredicesime". Ma i sindacati delle forze dell'ordine annunciano una mobilitazione
di bonfanti ilaria sabato 3 luglio 2010

3' di lettura

" Se e quando il governo lo chiederà, ritiremo l’emendamento: era solo un’opzione". Così il presidente della commissione Bilancio del Senato e relatore alla manovra, Antonio Azzollini, risponde a chi gli chiede se intenda ritirare l’emendamento che prevede un possibile taglio delle tredicesime ad alcune importanti categorie tra cui poliziotti e magistrati. "E' una facoltà - spiega Azzollini - la possibilità di scegliere tra il congelamento degli aumenti o l'eventuale riduzione delle tredicesime". Dopo gli ammonimenti del ministro La Russa e del presidente del Senato Renato Schifani, l'input in tale direzione è arrivato niente poco di meno che dal Premier Silvio Berlusconi, il quale è intervenuto al TG4. Nonostante questo nuovo retrofront, tuttavia, la polemica è già bella che montata. L'inizio della boutade - A scatenare il pandemonio politico odierno l'emendamento di Azzollini che prevede l'esclusione di promozioni, straordinari e arretrati dai tagli della pubblica amministrazione. Per trovare le risorse per questa apertura, tuttavia, è stata ipotizzata la riduzione delle tredicesime di una serie di categorie, tra cui poliziotti, magistrati, ricercatori, professori universitari, diplomatici e prefetti. A innescare la retromarcia è stato immediatamente il Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il quale ha sostenuto come non ci sia "alcuna ipotesi che prevede la possibilità di un taglio alla tredicesima per il personale del comparto sicurezza".  La Russa ha riferito anche di aver contattato telefonicamente Giulio Tremonti che ha preannunciato che "con ogni probabilità eliminerà anche la semplice possibilità, facoltativa, di optare per questa soluzione, anzichè per il taglio degli aumenti a seguito delle promozioni". Ha invitato a una nuova discussione sull'emendamento pure Renato Schifani. I Sindacati di Polizia invocano Napolitano - Nonostante la pronta (e ormai consueta) retromarcia, le associazioni sindacali, in un comunicato unitario, proclamano una mobilitazione generale e chiedono un "immediato intervento" del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, puntando l’indice contro quella che definiscono "la totale disattenzione" del ministro dell’Interno Roberto Maroni "ai problemi del personale del suo Ministero". Critiche severe a una manovra finanziaria che, secondo loro, "porterà tagli al ministero dell’Interno per oltre 600 milioni di euro e di cui il ministro Maroni si è totalmente disinteressato. Una riforma che risponde a logiche esclusivamente ragionieristiche ed è espressione della potente lobby dell’alta burocrazia del ministero dell’Economia". Reazioni - "Spero soltanto che il taglio delle tredicesime per le forze dell'ordine e per altre categorie sia solo un altro, clamoroso refuso della maggioranza sulla manovra", ha commentato il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. "Sarebbe gravissimo colpire il simbolo della legalità e della sicurezza nel nostro Paese dal momento che è già vessato da una situazione assurda. Chi è incaricato di garantire la sicurezza dei cittadini ha già subito troppe umiliazioni negli ultimi anni. E, a conclusione del suo discorso, si è detto pronto a contrastare in Parlamento "la sconcertante iniziativa". Duro anche il Pd: secondo il democratico Emanuele Fiano, responsabile del forum sicurezza, "la maggioranza è alla frutta e non esiterebbe a rovistare nel fondo delle tasche, tra l'altro già vuote, del comparto pubblico". Contraria anche la Lega. "Non siamo disposti a tagliare la tredicesima alle forze di polizia, ai carabinieri e ai vigili del fuoco. L'emendamento presentato dal relatore deve essere riformulato. Stiano tranquilli gli interessati perchè a Lega Nord si è già attivata affinchè non siano penalizzati. Svolgono una funzione fondamentale per la sicurezza del Paese e nessuno può pensare di mettere le mani sui loro stipendi", ha sottolineato Federico Bricolo, Presidente della Lega Nord al Senato.

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