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Mps in affanno, spuntano gli avvoltoi: chi vuole prendersi la banca

di Vittoria Leoni martedì 18 ottobre 2022

3' di lettura

Come ipotizzabile fin dalla vigilia, il primo giorno del settimo aumento di capitale (in soli 14 anni) del Monte dei Paschi è stato davvero da incubo. Complici gli allarmi lanciati nelle scorse ore sia dalla Consob sia dalla Bce sull'alto rischio di esecuzione dell'operazione, ieri gli investitori hanno scelto di vendere a piene mani e il titolo ha terminato la seduta in calo del 2,69% a 2,0075 euro - ossia a un passo dalla "linea rossa" sotto la quale diventa più conveniente acquistarle in Borsa anziché comprarle in aumento di capitale. Ad oggi si può comprare una nuova azione a 2 euro nel rapporto di 374 nuovi titoli ogni 3 posseduti. Se però, nei prossimi giorni, la quotazione dovesse scendere in maniera sensibile sotto i 2 euro il rischio di un intervento del consorzio di garanzia delle 8 banche lieviterebbe notevolmente. E le costringerebbe a sottoscrivere azioni fino a 400 milioni.

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BANCHE GARANTI AL BIS?

Visto il rischio di un nuovo intervento del consorzio digaranzia non è quindi un caso se proprio ieri- a circa metà seduta- i francesi di Axa per rassicurare il mercato hanno confermato che parteciperanno alla ricapitalizzazione di Rocca Salimbeni con una cifra che potrà arrivare fino a 200 milioni di euro e che «l'esatto ammontare finale dipenderà dalla domanda degli investitori». E ad aggravvare ancor di più l'esito della delicatissima operazione, che viene realizzato in un momento non certo favorevole, e che è stata voluta e portata avanti dall'ad di Siena, Luigi Lovaglio, c'è da segnalare che ieri gli investitori si sono scatenati sulla vendita dei diritti d'opzione precipitati del 91,43% a 0,6715 euro. Rispetto alla chiusura di venerdì, insomma, il combinato disposto "azione e diritti d'opzione" ha bruciato in una sola giornata il 72,9% del valore, per una capitalizzazione pre aumento precipitata a circa 27 milioni.

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IL VALORE DELLA BANCA

Un ruolo cruciale lo giocheranno i piccoli risparmiatori nelle cui mani è custodito circa un quarto del capitale della banca, il cui valore si è ormai completamente azzerato. E col Monte in profondo affanno, ecco che iniziano ad alzarsi in volo gli avvoltoi attorno alla facile preda. E immediatamente arriva l'allarme del segretario generale della Fabi, Lano Maria Sileoni: «Il Tesoro deve cedere Mps entro il 2024. Ma molto prima dovrà cercare un partner o altri partner. Durante questo tipo di operazioni, c'è chi pretende o pensa che Rocca Salimbeni si possa comprare con un euro, come è accaduto nel 2017 con le due banche venete. Oppure c'è chi ha l'intenzione di porsi come il cavaliere bianco: potrebbero essere due o tre le banche a rilevare il Montepaschi, specie per coprire una propria carenza di capitale o deficit di coperture sui crediti deteriorati, cercando di farli apparire come di Mps». Quanto all'aumento di capitale in corso di Mps, il segretario generale della Fabi lo definisce «un vero e proprio thriller fino all'ultimo secondo. Nell'accordo col consorzio di garanzia, sono presenti alcune, importanti clausole che consentono di risolvere l'accordo in qualsiasi momento. Clusole che vanno dall'insorgere o intensificarsi di atti di ostilità o atti di terrorismo o altre calamità che ha consentito a chi ha garantito l'aumento di recedere dall'accordo. Non solo. L'accordo potrà essere risolto anche di fronte a qualsiasi cambiamento negativo sui cambi valutari, nella politica italiana e internazionale, nei mercati finanziari italiani e internazionali». Per tutti noi auguriamo a Mps un finale migliore di un thriller.

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