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Inps, lo scandalo-call center: vendetta di Tridico contro il governo?

di Alessandro Gonzato martedì 8 novembre 2022

3' di lettura

Dal primo dicembre, con tutta probabilità, avere informazioni dall'Inps sarà ancora più difficile, e il motivo, purtroppo, da capire è facile. Pasquale Tridico, il presidente dell'Istituto di previdenza piazzato lì nel 2019 da Giuseppe Conte e dai grillini e che con imprevidenza s' è fatto paladino del reddito di cittadinanza s' è messo in testa un'altra idea meravigliosa, internalizzare i call center, farlo in fretta e furia quando aveva 3 anni di tempo, portare "in house" 3 mila lavoratori che però allo stato attuale fra 3 settimane all'Inps non avranno un ufficio, dato che operazioni simili richiedono almeno tra i 9 e i 12 mesi, e dunque vien da chiedersi perché Tridico si sia cimentato in tale epica impresa, condivisibile in linea teorica, ma decisamente ardita - diciamo così - per tempistiche e modalità. Incrociate le dita se dal primo dicembre dovrete chiedere informazioni sulla vostra pensione o su qualsiasi altro sacrosanto diritto.


DITA INCROCIATE
Sperate di non doverlo fare, per di più in periodo d'Avvento. Ai 3 mila dipendenti, molti dei quali provenienti dalle precedenti società appaltatrici, è stato comunicato che per il momento e chissà per quanto dovranno lavorare in smart-working. Non è chiaro se coi loro computer, se li hanno, e se non li hanno boh, ma è dubbio che in un amen spuntino fuori 3 mila pc. Forse useranno lo smartphone, il tablet, però è improbabile che in queste condizioni possano garantire un servizio all'altezza delle tasse pagate dai contribuenti. È un'impresa trovare i computer, figuriamoci gli uffici, per 3 mila persone, e infatti non ci sono (come i pc). L'Inps vorrebbe allestirli in stabili di sua proprietà «limitrofi» a quelli dove oggi lavorano gli operatori dei call center.

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A essere maliziosi si potrebbe pensare che Tridico, il cui mandato non verrà rinnovato dal nuovo governo e dunque è in uscita, stia tentando di imbullonarsi alla poltrona, la qual cosa farebbe anche rivendicare ai suoi amici grillini la stabilizzazione di 3 mila lavoratori che comunque in buona parte erano già stabilizzati nelle rispettive aziende: soldi pubblici per assumere chi un lavoro ce l'ha già, un nuovo capolavoro dopo il reddito di cittadinanza a chi magari lavora in nero. Ma appunto, a pensarla così saremmo maliziosi.
Oddio: non che Tridico, a lungo braccio sinistro di Luigi Di Maio, non abbia fatto nulla finora per prolungare il suo mandato, come rivolgersi all'avvocatura di Stato per vincolarlo alla permanenza del Cda che s' è insediato un anno dopo rispetto a lui: in questo modo il presidente avrebbe il diritto a rimanere fino a metà 2024, anche se il tentativo pare naufragato.


STIME SBALLATE
Il servizio del call center potrebbe peggiorare sensibilmente, non per colpa dei dipendenti che nel resto del mondo occidentale svolgono questo servizio in modo esternalizzato, e in aggiunta potrebbe costare molto di più al nostro portafogli: l'Inps in base alla spesa 2020 prevede 97 milioni, ma nel 2020 causa Covid c'è stato un boom di telefonate, e chiunque può capire che non ha senso basarsi su quel periodo per stimare i costi, a meno che non voglia aumentarli, ma di certo non è questo il caso. Senza contare che dai gangli della cosa pubblica esce sempre un po' di tutto, e dunque vedremo l'ammontare reale, che comunque dovrebbe essere doppio rispetto ai 50-60 milioni necessari oggi, stando agli specialisti.

I dipendenti, assunti tramite bando pubblico, dicevamo, perderanno i diritti agli "scatti" acquisiti nelle precedenti aziende. Addio a superminimi e straordinari. Inoltre, e torniamo ai costi raddoppiati, se il servizio è esterno e la richiesta bassa - ossia telefonate poche - il servizio ha un costo, mentre se diventa statale dev' essere pagato a prescindere dalla mole di lavoro. Sono a fortissimo rischio tutti gli obiettivi che Tridico ha fissato: tutelare la stabilità occupazionale, contenere la spesa, migliorare l'efficienza del servizio. La zampata di Tridico creerà disservizi, polemiche e un ulteriore esborso per lo Stato. Alcuni sindacati sono già sul piede di guerra. Nel periodo del Santo Natale potrebbe volare di tutto. Ricordiamocene quando qualcuno darà la colpa al governo Meloni.

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