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Pizza, rincari mostruosi in Italia: ecco quanto costa oggi

di Antonio Todaro venerdì 10 febbraio 2023

3' di lettura

 «E vabbè, dài: al limite ci mangiamo una pizza, così spendiamo poco...». Una frase, questa, che rappresenta un evergreen per grandi e piccini, da sempre: il mitico “disco” di pasta condito con pomodoro, mozzarella e basilico - che nel tempo ha poi assunto le forme più svariate e innumerevoli gusti - è sinonimo, oltreché di italianità (anche se gli americani, poverini, hanno il coraggio di arrogarsi addirittura la paternità della versione “moderna”), di mangiar bene a poco prezzo. E però questa stramaledetta inflazione - che per noi comuni consumatori significa poi prezzi sempre più alti - non risparmia nemmeno margherite e marinare. In questo senso, i dati- aggiornati a dicembre 2022 - parlano drammaticamente chiaro. E mostrano che proprio il prezzo della pizza e anche della quiche (la torta salata tipica della cucina francese, e però a noi importa poco) acquistate in negozio nell’Unione Europea, è stato in media superiore del 16 per cento rispetto al dicembre 2021.Quando a sua volta il prezzo era, in media, soltanto del 2 per cento superiore rispetto a dodici mesi prima. Insomma, nell’ultimo anno c’è stata un’impennata.
 

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LA CLASSIFICA
La notizia viene comunicata da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue. Tra i Paesi dell’Unione continentale, il piu alto aumento dell’inflazione annua per pizza e quiche è stato registrato- chissà perché - in Ungheria, dov’è lievitato (è proprio il caso di dirlo) addirittura del 46 per cento, seguita da Lituania (+39 per cento) e Bulgaria (+37 per cento). Incrementi minori sono invece stati registrati in Francia (+13 per cento) e Lussemburgo (+7 per cento). E l’Italia, che della pizza è patria? L’aumento non ha toccato livelli record, ma non si può dire che sia stato lieve: in un solo anno, fra dicembre 2021 e dicembre 2022, il prezzo è mediamente aumentato del 10 per cento. Non poco: ci manca solo che pure la pizza diventi alimento da “masterchef”. Anche perché l’economia che vi ruota intorno raggiunge numeri importanti: secondo un’analisi elaborata da Coldiretti e dal ministero dello Sviluppo economico qualche anno fa, in Italia la pizza dà vita a un business di oltre 12 miliardi di euro, con circa 100mila lavoratori fissi, che aumentano a più di 150 mila nei fine settimana. Ogni giorno vengono sfornate e consumate 5 milioni di pizze, ed è stato calcolato che ogni italiani se ne mangia in media 7,6 chili: capite che non si tratta di una questione così secondaria. (Da segnalare che sempre gli americani ci hanno superato: ne sbafano 13 chili a testa. Ma quelli son capaci di condirla persino con l’ananas...). Ovviamente, il prezzo della pizza finale - quella che ci servono sul piatto in pizzeria, e anche le surgelate da acquistare nei supermercati - risente inevitabilmente degli aumenti registrati dagli ingredienti necessari per confezionarla. Un paio di dati: la mozzarella è aumentata del 25 per cento, il pomodoro San Marzano addirittura del 50 per cento, e anche l’olio extra vergine di oliva e il trasporto sono aumentati di quasi il doppio. Esistono poi le pizze che, d’altro canto, sono costose non a causa dell’inflazione, ma perché cucinate con ingredienti che ne fanno lievitare il prezzo a livelli inimmaginabili.

LA PIÙ COSTOSA
In questo senso, la pizza più costosa al mondo è quella chiamata “Luigi XIII”, costa 8.300 euro per due persone ed è servita dallo chef Renato Viola. A motivarne il costo ci sono una serie di accorgimenti e materie prime pregiate: la lievitazione della pasta è di 72 ore ed è condita con il prezioso sale australiano di Murray River, mentre la pizza è farcita con tre diversi tipi di caviale - Oscietra Royal Prestige, Kaspia Oscietra Royal e Beluga Kaspia- oltre a gamberoni rossi di Acciaroli, aragosta di Palinuro, cicala del Mediterraneo. Il tocco finale sono due gocce di cognac Luigi XIII Remy Martin, da cui evidentemente il nome. Altra particolarità: questa pizza è ordinabile soltanto a domicilio. Cos’ magari la si può mangiare sul divano davanti alla tv. 

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