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Crac Svb, timore per le obbligazioni: lo scenario peggiore

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Michele Zaccardi
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È partita come la più classica corsa agli sportelli; l’epilogo, invece, è ancora tutto da scrivere. Il finale dell’affaire Silicon Valley Bank dipenderà dal copione che Washington deciderà di seguire. Di sicuro, al momento, c’è che le rassicurazioni fornite dalle autorità Usa non hanno impedito che il panico finanziario si propagasse in Europa. Il fallimento di Svb, specializzata nel settore high tech e negli investimenti verdi, che si è trascinato dietro anche un altro istituto americano, Signature Bank, hanno terremotato i listini europei. A Milano, in calo del 4,03%, sono andati in fumo 24 miliardi di euro di capitalizzazione, mentre Parigi ha chiuso al -2,9% e Francoforte a -3,01%. In tutta Europa le perdite sono state pari a 291 miliardi di euro. Va detto che la performance di Piazza Affari riflette il peso preponderante delle banche, finite nel mirino per la massiccia esposizione verso i Titoli di Stato: Unicredit ha lasciato sul terreno il 9,01% e Bper il 9,51%.

 

 

 

IL TIMORE
Il timore, infatti, è che il contagio possa propagarsi attraverso la svalutazione delle obbligazioni detenute in portafoglio. Se toccate da una riduzione dei depositi, le banche potrebbero essere costrette a liberarsi di bond governativi, incamerando perdite che finora esistono soltanto sulla carta. Esattamente come avvenuto con Svb che, per fronteggiare i prelievi da parte dei propri clienti, soprattutto aziende high tech californiane, è stata forzata a vendere 21 miliardi di dollari di titoli del Tesoro Usa a valori inferiori a quelli di acquisto, registrando così un buco da 1,8 miliardi che non è riuscita a colmare con un aumento di capitale.

Ieri, intanto, negli Stati Uniti sono scattate le vendite su First Republic e Western Alliance, che rischiano di essere le prossime vittime collaterali del tracollo di Svb. Inevitabilmente sul banco degli imputati sono finite le banche centrali, ritenute colpevoli di avere alzato i tassi prima tardi e poi troppo in fretta, una mossa che ha depresso i prezzi dei bond detenuti in portafoglio e, di riflesso, ne ha aumentato i rendimenti. Le ricadute sulla stabilità finanziaria del fallimento di Svb potrebbero spingere pertanto sia la Fed sia la Bce, che giovedì dovrebbe ritoccare i tassi dello 0,5%, a rallentare il ritmo della stretta.

Un’ipotesi che non appare più così peregrina, almeno a giudicare dall’andamento dei mercati obbligazionari, che ieri hanno registrato un forte calo dei rendimenti. Sebbene lo spread abbia chiuso in rialzo a 192 punti, il Btp decennale ha messo a segno una riduzione di 13 punti, a quota 4,17%. Ancora più eclatanti i dati sulla parte corta della curva, con il Bund a due anni che è sceso di 41 punti e il pari durata italiano di 30. Va detto che in Europa, più che una fragilità del settore bancario, a influire sulle borse è stata proprio l’emotività dei mercati. Secondo una simulazione realizzata da alcuni analisti, e riportata su Repubblica, l’impatto di una svalutazione dei titoli detenuti dalle banche italiane sarebbe infatti modesto.

 

 

 

MERCATI
Ai prezzi di mercato correnti, le perdite per Intesa Sanpaolo e per Unicredit sarebbero vicine all’1% del capitale, mentre per Banco Bpm il risultato sarebbe del 7%. Certo, la situazione va monitorata, come ha sottolineato il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni. Tuttavia, ha aggiunto l’ex premier, è escluso il pericolo di un «contagio diretto», mentre un eventuale «contatto indiretto» non rappresenta, al momento, «un rischio significativo». Sulla stessa linea anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che, in una nota, ha espresso apprezzamento per il tempestivo intervento di Washington, auspicando, se necessario, un’iniziativa europea altrettanto rapida. In Germania, invece, Bafin, l’autorità di vigilanza sui mercati, dopo aver congelato le attività della controllata tedesca di Svb, ha detto che la filiale «non è di importanza sistemica» e che «non pone minacce perla stabilità finanziaria», dal momento che gestisce asset per 789,2 milioni di euro. 

 

 

 

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