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Paluani, fallisce l'azienda del pandoro: epopea Campedelli al capolinea

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Attilio Barbieri
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Il Tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento di Paluani Spa, storica azienda dolciaria veronese, controllata dal 1968 dalla famiglia Campedelli e da qualche tempo guidata da Luca, presidente del Chievo Verona, il club di calcio dichiarato fallito a sua volta nel giugno sello scorso anno. In precedenza, a luglio 2022, era stato ceduto per 7,6 milioni il ramo d’azienda Paluani 1921 srl che produce i pandori. Ad aggiudicarselo, all’asta, la Sperlari, altra storica azienda dolciaria cremonese controllata dalla multinazionale tedesca Katjes International. L’operazione permise di salvare 48 posti di lavoro e di proseguire l’attività, attraverso la cessione di marchio, produzione e dello stabilimento a Dossobuono (Verona). A questo punto, però, il giudice Maria Attanasio ha ritenuto troppo grave la crisi finanziaria di Paluani, schiacciata sotto il peso di 82 milioni di euro di debiti, mentre ai creditori è stata messa a disposizione una somma di 815mila euro, pari all’1% dell'intero monte debitorio.

 

 

 

Per di più gli apporti di finanza da soci o amministratori per circa 1,8 milioni risultavano quasi per intero privi di garanzia. Per questo il Tribunale scaligero ha revocato l’ammissione alla procedura di concordato preventivo, dichiarando il fallimento anche per la mancanza di garanzie per assicurare la vendita del compendio immobiliare e la copertura degli impegni precedentemente assunti. Il giudice ha nominato curatori Matteo Creazzo e Andrea Rossi convocando i creditori il prossimo 23 ottobre per l’esame dello stato passivo. Ad aprile 2022, secondo le scritture dei libri contabili portati in Tribunale con la domanda di omologa del concordato, le banche erano esposte verso la Paluani per circa 35 milioni e mezzo di euro. Tra gli istituti coinvolti Banca Valsabbina, Banco Bpm, Bper, Caribolzano, Carige, CereaBanca, Crédit Agricole, Credito Valtellinese, Montepaschi, Unicredit. La Paluani, partita come azienda pasticcera artigianale nel 1921, fece il gran salto soltanto nel ’68, quando venne rilevata dal commercialista Luigi Campedelli, il papà di Luca, assieme al socio Gino Cordioli.

Per il club gialloblu, arrivato a disputare i preliminari di Champions League con il Levsky Sofia, si disse che l’inizio della fine sarebbe coinciso con l’addio di Giovanni Sartori, storico direttore sportivo voluto da Campedelli al timone della società dal 1992, anno in cui Luca rilevò il club dopo la morte improvvisa del padre. Era il 2014 e da allora in poi la stella dei gialloblu cominciò a offuscarsi. Fino al crac, dichiarato sempre dal Tribunale di Verona il 24 giugno 2022. Poco meno di un anno fa.

Una fine ingloriosa con una coda di polemiche roventi fra Campedelli e Sergio Pellissier, storico bomber dei “mussi volanti”, che ha rilevato la Clivense, club sempre di Chievo appena promosso dall’eccellenza alla serie D, che cercherà di aggiudicarsi all'asta il marchio dell’Ac Chievo Verona, mentre Campedelli parteciperà alla gara con il Vigasio che milita nel campionato Eccellenza della Lombardia. Girone A. Base d’asta: 535 mila euro. Per il pallone va così. Ai pandori, invece, Campedelli è stato costretto a rinunciare definitivamente. 

 

 

 

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