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Davos, lodi alla Cina e Occidente da incolpare: tutte le sparate delle élite

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A Davos, là dove nel 2017 l’establishment tecno-progressista e tecno-liberal globale accolsero il dittatore cinese Xi Jinping criticando Donald Trump, anche quest'anno non mancano tre ingredienti notevoli. Lo riferisce Daniele Capezzone che elenca: l’uno prevedibilissimo, ormai un classico; gli altri due a loro modo inediti. Ecco allora che il primissimo elemento è quello dell’autocolpevolizzazione dell’Occidente, dell’autofustigazione del nostro mondo. Segue il tremendismo climatico come insuperabile giustificazione per le mitiche "transizioni", mentre la terza cosa da rimarcare è stata una discussione sul rischio di un oscuro "Disease X". Ossia di una malattia misteriosa, di un futuro virus, di una pandemia prossima ventura. Insomma, con questi tre presupposti diventa surreale che la formula chiave dell’evento di quest’anno sia stata "rebuilding trust".

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