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Latte sottopagato agli allevatori: l'Ispettorato anti-frodi su Lactalis

I vertici del colosso francese convocati al ministero: nel mirino il taglio del prezzo sceso sotto i costi di produzione in Italia. In gioco almeno 60 milioni di euro
di Attilio Barbieri sabato 3 febbraio 2024

3' di lettura

Gli allevatori italiani sono vicini a segnare un punto importante a loro favore nella controversia che li oppone a Lactalis Italia, la controllata tricolore del colosso francese di proprietà della famiglia Besnier. La prossima settimana i vertici italiani del gruppo di Laval verranno auditi all’Ispettorato centrale repressione frodi, dopo la denuncia presentata dalla Coldiretti. Gli ispettori dell’organismo ministeriale avrebbero riscontrato violazioni alla norma di matrice Ue sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori. «Si tratta solo della prima vittoria di una battaglia che sarà lunga e difficile a tutela del reddito delle nostre imprese. E chiediamo che Lactalis paghi anche la differenza agli allevatori danneggiati», annuncia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ricordare che si chiede l’applicazione del decreto legislativo numero 198 dell’8 novembre 2021 fortemente voluto dalla Coldiretti contro le pratiche sleali nella filiera. «Una norma – precisa - in base alla quale i prezzi pagati ad agricoltori e allevatori non possono scendere sotto i costi di produzione ma che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare. Abbiamo iniziato con il latte, ma siamo pronti ad agire su tutte le filiere per impedire altre pratiche sleali contro gli agricoltori».


Erano i primi di novembre del 2023 quando Italatte, braccio operativo di Lactalis nel nostro Paese, annunciò la disdetta dei contratti stipulati con gli allevatori italiani, preannunciando la modifica unilaterale del prezzo di acquisto del latte. È Giorgio Apostoli, responsabile zootecnia della Coldiretti, a spiegare a <CF2711>Libero</CF> cosa sia accaduto. «A gennaio dello scorso anno Lactalis pagava il latte ancora 60 centesimi al litro», racconta, «le nostre aziende erano ancora sotto pressione per l’esplosione dei costi legata alla guerra in Ucraina. Ma quei valori durarono poco. A dicembre 2023, due mesi fa», aggiunge, «il prezzo al litro riconosciuto da Italatte, dopo la disdetta unilaterale degli accordi con gli allevatori, era sceso a 48,5 centesimi». Ma a preoccupare non è tanto il valore assoluto. «Il nuovo prezzo imposto dai francesi», precisa Apostoli, «è inferiore di 3 centesimi al costo di produzione che Ismea Mercati ha quantificato a ottobre in 51,57 centesimi al litro. Gli allevatori perdono 3 cent su ogni litro conferito a Italatte e oltre 5 se si tratta di latte destinato ai formaggi Dop, Grana Padano e Gorgonzola. Una enormità».


Il gruppo francese precisa in una nota diffusa ieri che, «allo stato, l’iter procedurale di verifica dell’Ispettorato non risulta ancora completato e pertanto non può esservi alcuna evidenza dell’elevazione di sanzioni». Nell’audizione, «chiesta formalmente da tempo», continua la nota, il gruppo francese conta di «illustrare le scelte e le modalità del proprio operato». Ma secondo indiscrezioni rimbalzate negli ultimi giorni sui media specializzati, l’Ispettorato centrale avrebbe «accertato diverse violazioni», incluso l’acquisto di latte a valori inferiori ai costi di produzione.


A parte l’eventuale sanzione che l’Ispettorato può irrogare, pari al 3,5% del fatturato dell’azienda ritenuta responsabile di pratiche sleali, Lactalis - che nel corso degli ultimi decenni si è pappata Galbani, Locatelli, Invernizzi, Cademartori, Parmalat, Castelli e Ambrosi - dichiara di trasformare «1,81 miliardi di litri di latte» all’anno. Quindi in gioco ci sono 60 milioni di euro di introiti che mancano agli allevatori italiani, per pareggiare i costi di produzione alla stalla. Un’enormità, come dice Apostoli.

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