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Stellantis, anche francesi e tedeschi? Sempre più stranieri per John Elkann

Antonio Castro
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Più che un matrimonio d’amore è un’ammucchiata d’affari. Per resistere al corteggiamento (interessato) dei competitor cinesi, per dare respiro al settore automotive europeo l’ultima ipotesi che comincia a circolare (ma non illudetevi la fantasia industriale è sconfinata), è dare vita ad una joint venture tra Stellantis (Italia Francia), Renault (Francia) e Volkswagen. Un colosso globale in grado non solo di competere con i rivali asiatici, ma di continuare a mantenere una redditività a fronte, però, di inevitabili sacrifici (tagli delle linee produttive, trasferimento in Africa di impianti non compatibili con i parametri Europei).

COMPETIZIONE USA E CINA
Adeguarsi rapidamente alla crescente concorrenza proveniente dalla Cina e da Tesla nel mercato dei veicoli elettrici non sarà una partita da poco - fa di conto l’Agenzia di stampa specializzata Gea non tralasciando i miliardari incentivi che il congresso americano ha iniettato nel settore per resistere agli “amici” di Pechino. Ieri a rilanciare l’ipotesi della santa alleanza europea per l’auto è stasa l’agenzia finanziari Bloomberg, non proprio l’ultima delle fonti economiche con un blasone di rispettibilità globale. Già la scorsa settimana il Financial Times- altro calibro da 90 dell’informazione economica internazionale- aveva pubblicato un (raro) ed entusiastico approfondimento proprio su Stellantis dopo la cura Tavares. Mettendo a confronto l’andamento di Stellantis, Renault, Volkwagen e Ford.

Inevitabile che dopo settimane di martellamento stampa su richieste di contributi miliardari per implementare l’adozione delle linee produttive elettriche (Tavares al governo), e piccate repliche («cercheremo altri operatori, non ci faremo ricattare»), balzassero fuori le più fantasiosi ipotesi. Nella sostanza si «stanno esplorando ogni possibile opzione per mantenere la propria competitività. In questo senso», scandisce Bloomberg, «la prospettiva di alleanze fra storici concorrenti per produrre veicoli elettrici più economici e diventata una possibilità concreta, data l’emergenza della situazione». Fra le ipotesi di lavoro in campo c’e quella - segnalata proprio da Bloomberg - della «condivisione delle risorse di sviluppo e la formazione di partnership oltre i confini europei per competere più efficacemente».

E qui scatta la contestuale ipotesi rilanciata dall’amministratore delegato di Renault, Luca de Meo. Con tempismo sospetto l’ex pupillo di Sergio Marchionne butta sul tavolo l’ipotesi di dare vita ad «un’alleanza simile a quella che ha creato il produttore di aerei europeo per competere con Boeing unendo risorse in Germania, Francia, Spagna e Regno Unito». Il manager italiano - rimarca Bloomberg - ha sostenuto che «un’Airbus delle automobil» aiuterebbe a condividere gli enormi costi di costruzione di veicoli elettrici a basso costo, consentendo loro di beneficiare di una scala più ampia. L’entrata in vigore delle norme più severe sulle emissioni dell’Unione Europea nel 2025 ha ulteriormente accentuato l’urgenza di una transizione. I produttori saranno obbligati a vendere un numero maggiore di auto elettriche o affrontare sanzioni finanziarie significative (si parla di 2 miliardi circa per Volkswagen), il che aumenta la necessità di strategie innovative e collaborazioni per rispettare tali regolamenti. In ballo c’e un settore che impiega circa 13 milioni di persone e rappresenta il 7% dell’economia dell’Unione europea. I produttori cinesi, sostenuti dallo Stato, per ora sembrano imbattibili sui prezzi. La Dolphin di Byd, ad esempio, e quotata a circa 7.000 euro in meno rispetto a una VW ID.3 con equipaggiamenti simili.

L’AIRBUS A 4 RUOTE
Le economie di scala che propone il manager italiano prestato a Renault potrebbero rappresentare quel margine di risparmio (e sopravvivenza) che l’economia europa del settore ricerca. Se l’Europa soffre la concorrenza orientale, negli Usa le grandi case temono il sopravvento di Tesla. Cosi i produttori americani come General Motors e Ford stanno riducendo gli investimenti nei veicoli elettrici e sono aperti a partnership con concorrenti per affrontare la sfida della transizione verso l’elettrificazione. Giusto ieri Ford ha ridotto di 8.100 dollari il prezzo della sua Mustang Mach-E elettrica per puntellare le vendite (-51% a gennaio). Il Suv crossover Ford (made in Messico) parte da 39.895 dollari. Basterà l’alleanza europea a vincere la concorrenza a mandorla? 

 

 

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