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Gedi? Entusiasta dei suoi giornali, ma poi li vende: Elkann smascherato

di Antonio Castro venerdì 12 aprile 2024

2' di lettura

«Nonostante un contesto difficile, Gedi ha intrapreso azioni decisive per posizionarsi in modo più favorevole rispetto ai suoi concorrenti. Da quando Exor è diventato il suo azionista di maggioranza nel 2020, l’attenzione della media company si è orientata verso il digitale, più adatto alle sue testate nazionali. Di conseguenza, quasi tutti i giornali locali sono stati venduti, il più recente dei quali è Il Secolo XIX». Lo scrive il presidente di Exor John Elkann nella lettera agli azionisti, spiegando che «oggi la strategia giornalistica di Gedi è incentrata su La Repubblica e La Stampa, due dei principali quotidiani italiani, la cui significativa presenza cartacea viene integrata da una crescente offerta digitale».

Elkann afferma che «continuiamo a credere nell’importanza di un giornalismo affidabile e di qualità, soprattutto in un mondo in cui a volte è difficile fidarsi di ciò che si legge. Questo è fondamentale perla formazione delle nostre opinioni e, per questo motivo, non dobbiamo mai perdere un giornalismo indipendente che sia fedele all’identità. Però negli ultimi anni ne ha venduti una manciata (16).

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Le iniziative adottate contribuiscono «a guidare la trasformazione digitale di Gedi: con 4,7 milioni di utenti unici al giorno. «Da quando abbiamo acquisito Gedi, il numero di abbonati digitali ha registrato un aumento a due cifre su base annua (+50% nell’ultimo anno). I ricavi digitali superano ora i 125 milioni di euro, il 26% dei ricavi totali», assicura. L’entusiasmo di Elkann contrasta non poco con la cessione del Secolo XIX al gruppo Msc e Italo (del visionario armatore Gianluigi Aponte), e con la sfiducia della redazione di Repubblica verso Maurizio Molinari. Un atto del Comitato di redazione dell’8 aprile (l’organo sindacale dei giornalisti) quando la direzione Molinari ha deciso nella notte tra domenica e lunedì di mandare al macero 100mila copie di Affari&Finanza per un articolo poco gradito – poi sostituito – sui rapporti industriali tra Italia e Francia (su Stellantis). Una spaccatura drammatica: i giornalisti hanno ritirato le rirme e votato contro la direzione in 164. Non proprio un clima sereno.

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