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Assestamento di bilancio, spunta un tesoretto di 26 miliardi? La sinistra impazzisce

Sandro Iacometti
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Quando le entrate dello Stato diminuiscono ci sono pochi dubbi: l’economia rallenta e le cose solitamente si mettono male, sia per famiglie e imprese sia per i conti pubblici. Tutti d’accordo. Ma attenzione, perché se al governo c’è il centrodestra non si può star tranquilli neanche quando lo scenario è capovolto. Eh già. Altro che tesoretto provvidenziale per le finanze dello Stato, risorse preziose per finanziare interventi di welfare, quattrini determinanti per affrontare l’aggiustamento fiscale chiesto dal Patto di stabilità Ue. Niente di tutto ciò. In questo caso l’aumento delle entrate è un salasso per dipendenti e pensionati, un terrificante incremento della pressione fiscale, il frutto del cinismo del governo che fa cassa sui cittadini.

La tesi surreale sostenuta dal Pd è stata esposta ieri sulle pagine del Sole 24 Ore dal fedelissimo di Elly Schlein, il senatore Francesco Boccia. L’ex ministro degli Affari regionali è persona competente, ha persino un master alla Bocconi. E infatti nell’intervista dice di voler far parlare i numeri. L’unico che snocciola sul gettito, però, è che «rispetto allo scorso anno è cresciuto di oltre un punto». Affermazione un po’ vaga che porta comunque ad una conclusione certa: «L’aumento delle entrate di cui si parla tanto in questi giorni è a carico di lavoratori dipendenti e pensionati. Per questi italiani è aumentata la pressione fiscale». Insomma, pur di far quadrare i conti Giancarlo Giorgetti ha messo le mani in tasca ai contribuenti spillandogli le risorse necessarie.

 

 

 

I NUMERI

Riavvolgiamo il nastro e andiamo davvero ai numeri che, come dice Boccia, «non mentono e non fanno propaganda». Quelli a cui si riferisce il senatore dem sono contenuti in parte nell’ultimo bollettino del Mef sulle entrate, che ha certificato a giugno un aumento delle entrate totali di oltre 10 miliardi (+4,1%) rispetto ai primi sei mesi del 2023, di cui 7 miliardi (+6,8%) riferiti all’Irpef, il cui gettito è riconducibile per circa l’83% a dipendenti e pensionati. Mentre il tesoretto di cui si è parlato negli ultimi giorni è quello spuntato dall’assestamento di bilancio approvato una settimana fa dal Parlamento, da cui sono emerse maggiori entrate complessive nel 2024 per oltre 26 miliardi.

Ora si tratta di capire come si conciliano un taglio delle tasse di 15 miliardi, operato dal governo con l’ultima finanziaria tra sforbiciata al cuneo e rimodulazione delle aliquote Irpef, e un incremento così consistente delle entrate tributarie. Un briciolo di verità nel ragionamento della sinistra c’è. Infatti una parte del gettito aggiuntivo arriva da quella lotta all’evasione fiscale che evidentemente il centrodestra, accusato ogni giorno di aver aiutato i furbetti con decine di condoni, riesce a fare meglio dei governi a guida dem. Ma se vogliamo veramente andare a caccia del malloppo è altrove che dobbiamo guardare. Non c’è alcun salasso, né alcuna spremitura, bensì un semplice aumento della base imponibile dovuto ad alcuni fattori che, per quanto il Pd faccia fatica a mandare giù, sono difficili da leggere in chiave negativa.

 

 

 

OCCUPAZIONE

Il primo riguarda l’andamento del mercato del lavoro, di cui Boccia nella sua intervista si guarda bene dal parlare. A giugno 2024 gli occupati registrati dall’Istat sono poco meno di 24 milioni (23.949.000). Un anno fa erano 337mila in meno. A dicembre 2022 erano oltre 700mila in meno. E rispetto alla fine del 2019 l’incremento è di circa 900mila posti. Non precari, saltuari, stagionali, ma a tempo indeterminato. Il saldo positivo è infatti il frutto di 1,2 milioni di assunzioni stabili in più e di una diminuzione di 240mila contratti a termine.

Ora, per quanto i salari possano essere bassi (e in Italia purtroppo lo sono da decenni a causa della scarsa produttività) si tratta di quasi un milione di stipendi aggiuntivi, che significano più tasse e più contributi. Ma non è finita, perché a spingere il gettito sono stati anche i molti rinnovi contrattuali del 2023 e dell’inizio 2024. Come ha certificato il Cnel un paio di giorni fa, nel primo semestre dell'anno i lavoratori dipendenti con Ccnl non scaduto hanno fatto un balzo in avanti da 5.828.481 a 7.939.646, con un incremento del 36%. Il risultato è stato ottenuto grazie a 22 accordi di rinnovo e a 16 accordi economici con adeguamento della retribuzione che ha riguardato 750mila aziende e 4,8 milioni di lavoratori. Anche in questo caso l’equazione è semplice: buste paga più elevate significa più tasse versate all’erario.

Ora possiamo anche decidere che più soldi in tasca ai lavoratori e più gabelle nelle casse dello Stato per finanziare il welfare e le agevolazioni fiscali per le classi sociali più deboli siano una cattiva notizia. Basta dirlo chiaramente, come avevano fatto i Cinquestelle quando tifavano per la decrescita felice. Obiettivo a cui, peraltro, hanno lavorato alacremente.

 

 

 

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