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Goldman Sachs, schiaffo agli ecologisti: il colosso della finanza esce dal club

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Benedetta Vitetta
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Un altro pezzo da novanta lascia il Climate Action 100+, (CA100+), l’iniziativa nata nel 2017 che negli ultimi anni è riuscita a riunire una corposa serie investitori che ha preso di mira i maggiori emettitori di gas serra (GHG) al mondo, dialogando con loro per convincerle - finanziandole- a decarbonizzare le loro produzioni. Questo attraverso l’impegno per ridurre le emissioni, migliorare la governance e rafforzare le informative finanziarie relative al clima.

A lasciare l’ecoalleanza nelle scorse ore è stata Goldman Sachs Asset Management che ha deciso di uscire dal club. In una stringata dichiarazione rilasciata a ESG Today, un portavoce di Goldman Sachs ha spiegato il motivo dell’abbandono: «Abbiamo investito nella nostra capacità di soddisfare le esigenze di investimento sostenibile dei nostri clienti e continuiamo a impegnarci per sfruttare le nostre capacità globali». La rete cresciuta rapidamente negli ultimi anni che è riuscita ad includere oltre 700 investitori in 33 mercati, da qualche mese ha, però, iniziato a perdere consenso. La fuga in avanti di diversi colossi a stelle e strisce - per lo più appartenenti al comparto bancario- può essere forse letto come il fatto che il green ormai non tira più. Insomma, non va più di moda.

 

 

 

È probabile che sia questo il motivo che ha spinto molte multinazionali a cambiare look abbandonando di botto il nuovo restyling di immagine ambientalista e uscendo così il Climate 100+. Oltre a ciò, è possibile che i grandi colossi Usasi siano con gli anni resi conto di quanto sia complicato - e pure molto poco economico - mantenere le promesse annunciate di diventare più responsabili dal punto di vista ambientale. Come a dire che il green fa sì bene, ma non porta così tanti guadagni e risultati nell’immediato. E quindi forse è meglio dare un taglio definitivo al green e pensare a questioni meno impegnative ma molto più remunerative.

Oltre a Goldman Sachs, secondo quanto riportato dai media Usa, anche altri gestori patrimoniali, tra cui TCW e Mellon Investments, a cui il mese scorso erano state inviate lettere al Comitato, hanno abbandonato il club verde. Queste ultime uscite seguono quelle annunciate già all’inizio di quest’anno da investitori tra i quali figuravano Invesco, JPMorgan Asset Management, State Street Global Advisors e Pimco, e il trasferimento da parte di BlackRock della sua partecipazione all’iniziativa a BlackRock International. Inolte i vertici di BlackRock hanno anche dichiarato che stanno avviando nuove funzionalità che consentiranno direttamente ai clienti di scegliere se esercitare pressioni sulle aziende per ridurre le loro emissioni.
Solo l’uscita di BlackRock ha di fatto ridotto di 6,6 trilioni di dollari, ovvero di due terzi il patrimonio totale creato da CA100+.

Per di più, la decisione dei tre asset manager di uscire nel giro di pochi giorni ha provocato deflussi per quasi 14 trilioni di dollari di asset per il club impegnato nella lotta al cambiamento climatico. «Si è sempre trattato soltanto di un’operazione di facciata» ha dichiarato di recente Shivaram Rajgopal, professore alla Columbia Business School che ha poi sottolineato che «se firmare un pezzo di carta metteva queste società nei guai, non c’è poi tanto da stupirsi che, alla fine per evitare guai e sanzioni, se ne stiano tirando fuori».

 

 

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