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Repubblica-Tg3, gara per fare Yahya Sinwar santo subito

di Daniele Dell'Orco lunedì 21 ottobre 2024

4' di lettura

La dualità del mondo non la scopriamo certo ai tempi del conflitto tra Israele e Hamas. Da sempre, persino gli eventi più cruenti, si prestano a una doppia interpretazione. L’11 settembre, mentre le Torri Gemelle diventavano fiaccole e tremila persone bruciavano, una buona parte del pianeta era sotto shock. Ma un’altra parte, nel mondo islamico, festeggiava. Allo stesso modo il 7 ottobre 2023, mentre i predoni di Hamas dilaniavano i corpi di centinaia di innocenti nel sud di Israele, lo Yin assisteva al dramma con incredulità, e lo Yang si augurava che la mattanza potesse durare più a lungo possibile. Per quanto assurdo possa sembrare, è verosimile aspettarsi che persino il video girato dal drone dell’Idf che ha immortalato gli ultimi istanti di Yahya Sinwar abbia generato un doppio sentire. Israele ha dimostrato di essere, una volta ancora, infallibile cacciatore.

Hamas, messa in ginocchio, ha provato a deviare l’attenzione costruendo attorno a Sinwar l’immagine di un guerrigliero indomabile. Roba capace di suscitare appeal tra gli integralisti, sia in atto che in potenza. Ma non solo. Perché la narrativa dei miliziani palestinesi, ha fatto proseliti anche lontano dal Medio Oriente: nella sinistra italiana. A “In altre parole”, il programma condotto da Massimo Gramellini su La7, due sere fa Roberto Vecchioni, ha definito «una mancanza di pietas» la diffusione degli ultimi istanti di vita di Sinwar: «Non so se ricordi il 25esimo canto dell’Iliade... quello di Achille che restituisce il corpo di Ettore a Priamo. Achille uccide Ettore e il papà di Ettore, Priamo, re di Troia, disperato, va nell’accampamento dei greci, cosa quasi impossibile ma ce la fa, entra nella tenda di Achille, gli abbraccia le gambe piangendo e gli chiede di restituire il corpo di suo figlio. Gli dice: anche tu hai un papà e non hai un figlio, papà è lontano da te e ti vorrebbe vicino. In nome di tuo padre, che soffre per te e ti vorrebbe vicino, ti prego di darmi il corpo di mio figlio perché è l’unica cosa che ho. E lui lo fa: questa è la pietas». Peccato che quella tra Israele e Hamas non sia propriamente un poema omerico, e che Sinwar sia stato uno spietato terrorista sanguinario.

E che dire di Cecilia Parodi, la scrittrice preferita dal Pd milanese. Si definiva una «bimba di Sinwar» e difatti, da quando è morto, il suo profilo Instagram sembra quello di una prefica in lutto. E non è finita. Il portavoce dell’Idf, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha mostrato ieri un video inedito di Sinwar. Il filmato, pare risalente alla notte prima degli attacchi del 7 ottobre, lo mostra mettersi al riparo in un tunnel insieme alla famiglia con cibo e bevande. Il profilo X del Tg3 ha condiviso le immagini accompagnandole con un commento assurdo: «Dopo aver ucciso Sinwar, rendendolo un martire agli occhi di milioni di persone, Israele tenta di screditarne l’immagine diffondendo un video in cui il leader di Hamas e la famiglia si mettono al sicuro in un tunnel prima della strage del 7 ottobre».

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In serata arriva la toppa, peggio del buco. Sull’account del Tg3 spunta una nota, con scuse annesse, che spiega come l’intento del tweet fosse spiegare «che con la diffusione di queste immagini Israele intendeva contrastare il tentativo in corso di dipingere Sinwar come un martire, invece che un terrorista». «Purtroppo - prosegue - il testo è stato scritto in modo frettoloso, totalmente errato e fuorviante rispetto alle nostre intenzioni». Un bel bagno di umiltà e un utile promemoria per quando gli verrà in mente di contare la punteggiatura nei virgolettati altrui.

Il medesimo video, poi, è arricchito di un dettaglio non da poco: la moglie di Sinwar, Samar Muhammad Abu Zamar, nella macabra scampagnata sotterranea ha avuto cura di portarsi una borsa Birkin di Hermès da 32mila dollari. Per Repubblica, la borsa sarebbe così finita «nel frullatore della propaganda». Secondo il quotidiano diretto da Mario Orfeo, infatti, Israele starebbe usando il valore dell’accessorio (di cui è stata messa in dubbio l’autenticità) per suggerire l’incoerenza dei leader di Hamas. Repubblica, in sostanza, capovolge il concetto di «propaganda» (termine già altamente svuotato del suo significato). Che i vertici delle milizie palestinesi vivano nel lusso (specie quelli fuori dalla Striscia) mentre il popolo muore di fame è assolutamente fattuale. La vera propaganda, semmai, sarebbe quella di Hamas, che fomenta l’odio incolpando Israele di ogni male mentre lucra sulle donazioni occidentali, sugli aiuti che piovono dal mondo islamico e sulla fame dei comuni cittadini. Mentre gli analisti di tutto il mondo si interrogano sulla possibilità che il video della morte di Sinwar possa produrre emuli, in Italia un esito l’ha già prodotto: smascherare le vedove.

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